Gag, monologhi, satira di costume, e il grande Gigi Proietti come maestro, per narrare la difficoltà di stare al passo col tempo che passa, in un mondo globalizzato, votato all’ipertrofia tecnologica, in “Nun te regg più”, nuovo one man show di Gabriele Cirilli.
Prodotto da Ma Ga Mat e “La Factory” con la regia di Valter Lupo, lo spettacolo dell’attore e comico abruzzese mette in scena l’immaginario del nostro vivere quotidiano, contrapponendo il “come siamo” al “come eravamo” e restituendo il senso di smarrimento collettivo di fronte a un mondo in cui l’algoritmo sembra aver sostituito la vita reale. Dopo la prima nazionale del 15 agosto a Spoltore (Pescara), lo spettacolo approderà in Calabria, oggi a Cittanova (Reggio Calabria), in Piazza Garibaldi, per l’ultimo appuntamento del Cabaret Fest, e domani al Motta di Palmi, per la stagione estiva dell’anfiteatro cittadino.
Significativo il titolo, dal brano cult del crotonese Rino Gaetano “Nuntereggae più” (1978).
«È una canzone che adoro – dice Cirilli - e quando ho cominciato a paragonare il passato con l’era 2.0 mi è venuto da dire “Nun te regg più!” in riferimento a call center, smartphone e al loro uso, spesso inutile e dannoso. Ho pensato che sarebbe stato bello parlarne dal vivo».
E come affronterà questo argomento durante lo show?
«I giovani che mi definiscono a ragione “boomer” hanno un’abilità con i social che a me e alle persone più anziane manca. Sottolineerò questa difficoltà cercando di far ridere, come fanno sorridere le differenze sul come un tempo si facevano determinate cose rispetto a oggi. E a proposito di confronti dal vivo, ci sarà una legge che consentirà di fare nuovamente le riunioni di condominio in presenza, ritrovando quella sana voglia di litigare che la pandemia aveva tolto. Quando ero ragazzo non si vedeva l’ora di andare a mangiare la pizza il sabato sera per conoscere altre persone. Oggi i ragazzini a tavola stanno tutti sul cellulare».
In “Nun te regg più” racconta personaggi e situazioni in cui è facile riconoscersi, come l’anziano che deve destreggiarsi tra Spid e Password e gli uomini e le donne alla perenne caccia di like. Non si risparmia niente e nessuno…
«Durante lo spettacolo mi faccio mettere un like in diretta dal pubblico per dire “avete il telefonino, almeno usatelo bene”. Metto infatti in evidenza lati positivi e negativi di smartphone e altri strumenti tecnologici. Va detto, a esempio, che una persona in età potrebbe non comprendere un amministratore che dice “Questo mese facciamo la riunione via Skype”, e andare a cercare sullo stradario dove si trova questa via Skype. Bisogna capire chi è adatto a utilizzare la tecnologia al 100% e chi non può, facilitando chi ha maggiori difficoltà».
Il richiamo al passato dello spettacolo è coerente con la sua ricerca artistica del nuovo, attraverso l’utilizzo dei generi del teatro comico, aggiornati a oggi: dai monologhi al cabaret, passando per le gag e la commedia degli equivoci. Ha dei punti di riferimento precisi in questo senso?
«Mi piace far ridere in tanti modi, soprattutto con i generi del passato, e nei miei spettacoli li utilizzo tutti, dalla gag al monologo, fino alla satira sociale e di costume. Il punto di riferimento assoluto in questo è Gigi Proietti, maestro e fonte di ambizione artistica e di vita, che mi ha insegnato a prendere tutti i lati della realtà, analizzarli e valutarli, trovando qualsiasi cosa possa esserci di comico nella vita in genere. Spero che, ovunque sia, apprezzi lo spettacolo. Quando vide il mio debutto disse che rispecchiava i suoi insegnamenti, quelli di un artista a 360 gradi».
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