Il Tar boccia la riforma del welfare calabrese. Uno stop che rischia di tradursi per l'area reggina come l'ennesimo treno perduto. L'intervento infatti serviva di fatto a rendere operativa una legge, la 328 del 2000, che in tutta Italia è ormai storia, e a riportare un minimo di equità ed uniformità sul territorio calabrese.
Oggi infatti la spesa procapite cambia a seconda dei territori e se a Cosenza e Catanzaro di media si arriva tra i 20 e i 23 euro, a Reggio ci si ferma a 7 euro. Non solo gli stessi servizi vengono riconosciuti alle cooperative prezzi differenti a seconda delle province. La riforma tentava di rimettere ordine e riportava la Calabria agli anni 2000.
Adesso la legge che disciplina il settore è quella del 1987. Non solo era prevista la compartecipazione dei Comuni alle spese. In altre Regioni il contributo degli enti locali arriva in alcuni casi anche al 65%, in Calabria tutto pesa sulle spalle della Regione. Uno scenario evidentemente preoccupante per alcuni enti locali e cooperative, che hanno impugnato il provvedimento portando il caso di fronte alla giustizia amministrativa. Il Tar di Catanzaro si è pronunciato, non è entrato nel merito ma ha riconosciuto alcuni vizi procedurali, previsti dalla legge regionale del 2003. Vizi che potrebbero essere sanati. Ma per farlo occorre la volontà politica. E qui si aprono le incognite.
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