E’ necessario difendere il ruolo del commercio internazionale come «strumento di dialogo globale» aprendo il confronto con le superpotenze economiche mondiali. Tuttavia ci sono alcune regole che vanno adeguate: un passaggio essenziale perchè tutte le imprese possano giocare «in un campo equo». Sul tema della lotta alla concorrenza sleale, a difesa delle proprie imprese, il governo italiano è impegnato in prima linea. E’ questo il messaggio fondamentale che il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani ha lanciato alla comunità internazionale ma anche al sistema produttivo di casa nostra, aprendo in qualità di anfitrione il G7 tra Reggio Calabria e Villa San Giovanni. Concetto ribadito nella dichiarazione della presidenza diffusa al termine della giornata. Un vertice arricchito da una riunione di massimo livello del B7, il forum economico guidato da Emma Marcegaglia. Proprio l’ex presidente di Confindustria ha ribadito che nessuno può immaginare di rilanciare la crescita tornando a politiche protezionistiche.
Appello raccolto pienamente dal titolare della Farnesina, convinto che, malgrado gli shock internazionali, le guerre e la grande incertezza sullo scenario economico mondiale, il commercio è un valore da difendere. Tajani ha chiarito che non si tratta solo di economia: «Da questo G7 calabro, il primo vertice internazionale dopo l’attentato a Trump, può partire un messaggio di pace». Tuttavia, servono «nuove regole condivise», nell’ambito dell’Organizzazione mondiale del Commercio, in grado di creare un mercato internazionale «sempre più aperto, libero e sicuro, paritario, motore di crescita, benessere e pace». E soprattutto equo, sostenibile: un obiettivo che va perseguito non «arroccandosi in difesa» ma promuovendo il dialogo e il confronto con i grandi partner mondiali, a partire da questa riunione.
Basta scorrere la lista degli invitati «esterni» al G7 per capire quanto sia importante per la presidenza italiana il dialogo con i grandi colossi dell’economia mondiale. Assieme agli esponenti di Canada, Usa, Francia, Germania, Gran Bretagna e Giappone, nel resort con vista sullo stretto sono arrivati anche dirigenti di spicco di India, Brasile, Turchia, Vietnam, Corea del Sud e Nuova Zelanda. «Abbiamo calcolato che tutti insieme i membri G7 e i Paesi ospiti rappresentano il 54% del pil mondiale e il 34% della popolazione mondiale. Più della metà del pil e un terzo della popolazione mondiali», ha osservato Tajani. Nel giorno della rielezione di Roberta Metsola all’Europarlamento - a suo giudizio «un ottimo messaggio ai mercati», è arrivato da Bruxelles Valdis Dombrovskis, vice-presidente Esecutivo della Commissione e Commissario Ue per il Commercio. A un Unione europea, troppo spesso a trazione franco-tedesca, Tajani ha implicitamente ricordato quanto sia cruciale che Bruxelles presti attenzione al fronte sud e all’Africa. «Per due giorni - ha aggiunto con orgoglio rivolto alle delegazioni - la Calabria, una bellissima regione al centro del Mediterraneo, sarà la vostra casa e il cuore dell’economia mondiale».
Uno scenario che comunque risente delle tensioni con la Cina, come ha ricordato un preoccupato vicecancelliere e ministro dell’Economia tedesco Robert Habeck: «Gli ostacoli posti al libero mercato stanno diventando geopoliticamente importanti, i rapporti Usa-Cina, così come quelli fra Europa e Cina, sono al centro del dibattito politico globale». Infine da segnalare, l'esordio sulla scena internazionale del nuovo ministro del Commercio inglese, il laburista fresco di nomina, Jonathan Reynolds: «Stiamo cercando - ha spiegato - un rapporto più stretto, più maturo e più equilibrato con i nostri amici dell’Unione Europea, che è il nostro partner commerciale più vicino e più grande». Insomma, l’avvio di una svolta nelle relazioni dopo la Brexit.
Foto Attilio Morabito
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