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Baraccopoli di San Ferdinando, l'Usb: poche alternative in campo

Baraccopoli di San Ferdinando

“L’accelerazione degli ultimi giorni sullo sgombero della baraccopoli di San Ferdinando lascia quanto meno perplessi, per i modi con cui si sta attuando e, soprattutto, per alternative messe in campo”. Così il sindacato Usb dopo la notifica a centinaia di migranti dell'ordinanza di sgombero della bidonville che, secondo quanto appreso, dovrebbe essere materialmente eseguita mercoledì prossimo.

Era nell’aria, perché lo aveva annunciato Salvini – rileva il sindacato - dopo l’ultimo incendio che ha causato la morte di Moussa Ba. E, come si sa, ogni desiderio del nuovo uomo della provvidenza è un ordine. Ci lascia però delusi l’atteggiamento del sindaco di San Ferdinando, Andrea Tripodi, firmatario dell’ordinanza di sgombero datata 26 febbraio.

Proprio quella mattina ci eravamo incontrati per capire la possibilità di un cambio di passo rispetto alla condizione di segregazione dei braccianti e il sostegno di percorsi per l'inserimento abitativo diffuso. In quell’incontro, cordiale e teso al reale superamento delle problematiche dei braccianti e del territorio più in generale, nulla era trapelato rispetto all’ordinanza in arrivo.

Evidentemente troppe e troppo forti sono poi state le pressioni per arrivare a un atto del genere”. Secondo l'Usb “quella che si sta mettendo in atto è un’operazione inutile, nella scia della logica che sta dietro al decreto sicurezza”. Perché la ricollocazione dei migranti resta un problema, tra quelli destinati a Sprar e Cas e gli altri – molto più numerosi – che dovrebbero finire nella nuova tendopoli sull'altro della strada sempre a San Ferdinando.

“Si fa passare il messaggio – conclude l'Usb - che finalmente, grazie all’uomo della provvidenza in campagna elettorale permanente (eletto peraltro in Calabria), alla baraccopoli arrivano le ruspe, proprio mentre si allestiscono tende dall’altro lato della strada. Quanto ci vorrà per il riformarsi del ghetto? La soluzione a questo problema per noi, invece, rimane sempre la stessa, ed è quella condivisa da noi e dalle realtà riunite nel Comitato per il riutilizzo delle case vuote nella Piana di Gioia Tauro: l’inserimento abitativo diffuso. A questa accelerazione scellerata non può che corrispondere maggiore vigore nell’inseguire questo obiettivo”.

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