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Riace, sindaco e giunta si aumentano lo stipendio. La replica: "Indennità ai poveri"

Antonio Trifoli

Con delibera di giunta dell’11 marzo 2020 la Giunta comunale di Riace, nel Reggino, ha stabilito di aumentare le indennità per sindaco, vicesindaco e assessore, secondo le norme di legge applicabili ai Comuni con popolazione fino a tremila abitanti. I consiglieri di minoranza, Maurizio Cimino e Flavia Diciommo, chiedono la revoca, con effetto immediato, della delibera.

I due esponenti dell’opposizione, ricordano il dissesto finanziario che affligge l’ente e «in considerazione dell’attuale emergenza Covid-9 che sta causando la morte di migliaia di persone riflettendo effetti economici negativi al punto che molte famiglie devono accedere ai bonus governativi per fare la spesa quotidiana», manifestano sgomento «per l’inopportunità dell’atto approvato. Molti politici - concludono Cimino e Diciommo - stanno rinunciando ai propri emolumenti e, in tal senso, l’amministrazione di Riace si contraddistingue per una decisione che al momento (al di là delle pubbliche carità del Sindaco) suona come un insulto a chi versa in difficoltà assolute.

Anche il Codacons chiede la revoca della delibera: «Si tratta di una delibera intempestiva e inappropriata - si legge in una nota diffusa da Francesco Di Lieto - in una terra in cui la sofferenza economica viene ancor più aggravata dall’emergenza sanitaria, appare davvero singolare il comportamento del Sindaco di Riace. Nessuno pretende che Antonio Trifoli e la sua giunta, abbiano la stessa sensibilità di altri amministratori calabresi, che hanno deciso di rinunciare agli stipendi. E ci piace ricordare - conclude il Codacons - l’esempio del sindaco di Bisignano che, insieme ai suoi assessori, ha deciso di rinunciare agli stipendi».

«L'aumento della mia indennità è stato destinato, per questo mese, all’acquisto aggiuntivo di derrate alimentari anche a beneficio dei tanti immigrati che sono stati abbandonati dalle associazioni di accoglienza una volta finiti i soldi statali e lasciati al loro destino». Così il sindaco di Riace, Antonino Trifoli, risponde alle polemiche suscitate dalla delibera con la quale, lo scorso 11 marzo, la sua giunta aveva proceduto ad un adeguamento delle indennità di primo cittadino e assessori. La delibera, aggiunge il sindaco, «è chiara, si tratta dell’applicazione di un articolo della legge finanziaria. Il costo maggiore è a totale carico dello Stato. Lo spirito è stato di riconoscere il duro lavoro dei sindaci e degli assessori dei piccoli Comuni». L’aumento, dice ancora, «si poteva applicare in automatico, la delibera non era obbligatoria, ma lo abbiamo fatto per maggiore trasparenza».

Il primo cittadino di Riace, successore di Domenico Lucano, conosciuto per il modello d’accoglienza dei migranti adottato dal centro del Reggino, contrattacca rispetto a quanto sostenuto dalla minoranza consiliare.

«Che sia interessato alla situazione del dissesto economico Maurizio Cimino - dice - che per anni è stato vice sindaco con delega al Bilancio, appare paradossale. E’ stato proprio lui a contribuire attivamente a far raggiungere un debito quantificabile in 4 milioni di euro ed era proprio lui che di fatto gestiva un’associazione di accoglienza che ha gestito migliaia di euro e che ha lasciato sul lastrico tanti operatori che oggi non hanno cosa mangiare». Trifoli sottolinea l’impegno della sua Giunta nell’emergenza coronavirus. «L'assessore Teresa Gervasi, in particolare - dice - da volontario della Croce Rossa Italiana si spende ogni giorno per far fronte alle necessità dei cittadini, non abbiamo mai visto Cimino e Diciommo muovere un dito in tutta l’emergenza coronavirus».

Il sindaco rende anche noto che la Giunta ha dato mandato a un legale di querelare Francesco Di Lieto, presidente regionale del Codacons, e di aver consegnato alla Procura della Repubblica di Locri gli atti con cui il direttore di una «pseudo testata giornalistica» locale avrebbe incassato «a nome di Recosol - dice - quasi 150 mila euro per la gestione dei profughi a Riace senza mai rendicontare. Forse per questo - conclude - vi è accanimento mediatico e diffamatorio contro la mia persona e tutta l’amministrazione comunale?».

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