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Torna positivo al Coronavirus dopo 20 giorni: l'incubo di Cirielli

Edmondo Cirielli

Edmondo Cirielli, deputato di Fratelli d’Italia e questore della Camera, annuncia via social di essere ancora positivo al Covid-19. E di sentirsi «solo» in «uno Stato dove funziona davvero poco». Il deputato non nasconde «lo sconforto», e in un lungo post su Facebook racconta le ultime settimane con il virus e le vicissitudini con i tamponi.

«Non avrei voluto tornare sull'argomento. Speravo di essermi liberato da un incubo, pensando in fondo che a me era andata anche bene, considerando quanto hanno sofferto non soltanto i tantissimi che non ce l’hanno fatta, i loro familiari, ma anche quelli che sono stati nell’inferno della rianimazione e ricoverati non potendo vedere i propri familiari ed essere costretti all’assistenza in reparti ad alto contenimento biologico», scrive Cirielli.

«Purtroppo solo (e ribadisco solo per capire in che mani siamo) per un mio eccesso di zelo e per la disponibilità di un amico che ha un laboratorio, ho capito che potevo essere tornato ancora positivo al Coronavirus». Dunque, dopo i tamponi, «sono ancora positivo» e «dopo lo sconforto è arrivata anche l’inquietudine della consapevolezza di essere solo in uno Stato dove funziona bene veramente poco. Ovviamente sono semplicemente in quarantena e non sotto cura perchè lo Stato si preoccupa solo di mettermi in quarantena perchè non mi cura».

Racconta ancora Cirielli: «Per verificare se fossi divenuto immune o se potessi essere ancora infetto, mi sono fatto fare un prelievo del sangue per accertare la presenza degli anticorpi. Senza entrare nel tecnico l’esame ha accertato utilmente che avevo gli anticorpi anti Covid ma ha anche segnalato la possibilità che l’infezione fosse ancora presente. Così il responsabile dell’ospedale di Scafati per l’emergenza Covid che avevo avvisato ha richiesto alla Asl di Salerno di sottopormi urgentemente (per la gravità epidemiologica del caso) a un nuovo tampone».

«Devo dare atto che i vertici della Asl hanno capito la gravità della notizia, cioè la pericolosità di avere libera di girare (perché ufficialmente guarita) una persona che magari non lo era. Così ho potuto ripetere il tampone che in maniera tempestiva è stato consegnato in prima mattinata al Ruggi, azienda ospedaliera e universitaria di riferimento della nostra Provincia. E qui non c'è stata la stessa sensibilità, perché l’urgenza non è stata più considerata tale».

«Il test è stato verificato in un clima anomalo che mi riservo di approfondire in un’interrogazione parlamentare. Sta di fatto che io sono risultato dopo lunga attesa positivo e la mia compagna negativa. L’indomani ho chiesto di essere sottoposto nuovamente al test e di farlo però in altro ospedale al Cotugno e qui in maniera rapida hanno confermato che ero positivo ma hanno smentito la negatività della mia compagna, risultata anche lei positiva nuovamente. Potete immaginare lo sconforto dopo quasi due mesi dall’inizio della malattia di sapere di essere ripiombato nell’angoscia di una malattia che è ancora sconosciuta di fatto, come il mio caso dimostra», scrive ancora Cirielli.

«Dopo lo sconforto è arrivata anche l’inquietudine della consapevolezza di essere solo in uno Stato dove funziona bene veramente poco. Ovviamente sono semplicemente in quarantena e non sotto cura perchè lo Stato si preoccupa solo di mettermi in quarantena perché non mi cura. E sapete perché non mi cura? Perché non ci sono medicine contro il virus. Infatti si curano solo i sintomi, ma siccome per ora sto bene , non mi danno giustamente niente. Ma vi sembra normale che tutti sbandierano scoperte e cure miracolose ma in realtà si procede sulle cavie umane?».

Il parlamentare di FdI prosegue con una serie di domande sul perché non si riescono a salvare vite umane e sulle procedure di sicurezza sanitaria che, a suo dire, forse non funzionano.

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