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Reggio Calabria al voto tra le polemiche, il Pd tenta di fermare l'avanzata di Salvini al Sud

Matteo Salvini e Antonino Minicuci

Giuseppe Falcomatà del Pd con le sue 11 liste di centrosinistra da una parte e Antonino Minicuci dall'altra. Il 20 e 21 settembre si vota a Reggio Calabria per il rinnovo del Consiglio comunale. La partita si gioca tra il sindaco uscente e il candidato scelto dalla Lega che, con Forza Italia, Fratelli d'Italia e altre 7 liste, rappresenta il centrodestra.

In tutto, però, sono 9 i candidati a sindaco che guidano un esercito di 914 aspiranti consiglieri comunali. Oltre a Falcomatà e Minucuci, che certamente hanno il numero maggiore di liste e candidati, infatti, puntano alla poltrona più importante di Palazzo San Giorgio anche Saverio Pazzano della sinistra radicale (liste "La Strada" e "Riabitare Reggio"), il massmediologo Klaus Davi (lista "Klaus Davi per Reggio"), Fabio Foti del Movimento Cinque Stelle, Fabio Putortì (lista "Miti-Unione del Sud"), Pino Siclari del Partito comunista dei lavoratori, Maria Laura Tortorella (lista "Patto civico") e Angela Marcianò, ex componente della segreteria nazionale del Pd ed ex assessore nella Giunta Falcomatà adesso appoggiata dal Movimento sociale italiano e da altre tre liste civiche ("In Marcia", "Identità reggina" e "Per Reggio città metropolitana").

Quella che si sta vivendo a Reggio è una campagna elettorale difficile, non solo per il numero dei candidati ma anche per il clima che si respira in città, con il centrosinistra, a trazione Pd, che punta a riconquistare l'amministrazione comunale e impedire alla Lega di piazzare al Sud Italia la bandierina con il candidato scelto da Matteo Salvini.

Sono giorni in cui la campagna è avvelenata da numerose polemiche, non solo politiche, che riguardano anche la scelta dei candidati inseriti nelle liste dei vari schieramenti. Oltre ai molti transfughi, ci sono anche candidati che hanno problemi con la giustizia. Come Nezha Lazreq, il cui nome compare nella "Minicuci sindaco". Originaria del Marocco, la candidata è simpatizzante di Salvini e ha pubblicato più volte, sul proprio profilo facebook, sue foto con un fucile mitragliatore in mano.

Per aver aggredito una donna a Vibo Valentia, inoltre, è stata condannata in primo grado a un anno e mezzo di reclusione per sequestro di persona e lesioni aggravate. Nezha Lazreq non è la sola ad avere problemi con la giustizia. Almeno un altro indagato lo ha candidato la Lega: è il consigliere uscente Pino D'Ascoli finito in un'inchiesta della guardia di finanza su truffe assicurative.

Diversi consiglieri comunali del Pd sono indagati nell'inchiesta "Helios" sui rapporti tra il Comune e l'Avr. Alcuni assessori uscenti, inoltre, sono imputati per falso e abuso d'ufficio nel processo per l'assegnazione del Grand Hotel Miramare. Lo è anche il sindaco Giuseppe Falcomatà sul quale, in caso di condanna in primo grado, incombe la legge Severino. Nello stesso processo e per le stesse accuse, invece, è stata già condannata a un anno con il rito abbreviato Angela Marcianò.

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