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Reggio, Falcomatà condannato per il "caso Miramare". Le reazioni

A seguito della condanna e quattro mesi del sindaco di Reggio Calabria, Giuseppe Falcomatà, sono tante le reazioni emerse.

Matteo Salvini, leader della Lega

«Fra condanne, scandali, denunce di brogli e rifiuti ovunque, Falcomatà non molla la poltrona e lascia i cittadini di Reggio allo sbando: dimissioni!». Lo dice il leader della Lega Matteo Salvini.

Il presidente Anci Decaro

«Proprio in questi giorni in cui si discute dei rischi elevati ai quali i sindaci nella loro attività vanno incontro dal punto di vista giudiziario, arriva una condanna per abuso d’ufficio per il sindaco di Reggio Calabria che è costretto ad una sospensione di 18 mesi per effetto della legge Severino. Nel rispetto della sentenza e riponendo piena fiducia nel corso della giustizia, non posso che esprimere la mia vicinanza a Giuseppe Falcomatà, del quale in questi anni abbiamo conosciuto la dedizione al lavoro nell’interesse della sua comunità, che in un momento come questo si ritroverà senza guida politica e amministrativa». Lo dichiara il sindaco di Bari e presidente dell’Anci, Antonio Decaro.

La solidarietà dell'Anci Calabria

Anche il direttivo Anci Calabria, riunitosi oggi pomeriggio a Siderno in seduta straordinaria, ha manifestato solidarietà all’amministrazione comunale, chiedendo una repentina rivisitazione della legge Severino affinchè siano garantiti i principi costituzionali. «In merito alla sentenza di primo grado - afferma il direttivo Anci Calabria - a carico del sindaco di Reggio Calabria Giuseppe Falcomatà, appare infatti improcrastinabile un intervento legislativo rispetto a un reato che è privo di indicazione di condotte specifiche risultando utilizzabile per qualsiasi condotta/atto amministrativo. Emerge la necessità di accelerare il processo di rivisitazione delle predette norme sia perchè l’abuso d’ufficio è un reato estremamente fumoso e privo di tipizzazione della condotta e sia perchè la legge Severino, che prevede la sospensione degli amministratori in caso di condanna anche solo di primo grado e, quindi, non definitiva, appare in palese contrasto con i principi costituzionali e comunitari relativi alla presunzione di innocenza. Per questo - conclude il direttivo Anci Calabria - si chiede la discussione intorno tali temi così da accelerare su una problematica che, soprattutto a queste latitudini, impone una seria riflessione in merito all’esercizio democratico dei diritti costituzionali. Si ritiene infatti non più rimandabile il progetto di riforma di legge già in discussione in parlamento». Solidarietà, a modo suo, viene espressa anche dal capo dell’opposizione in seno al consiglio comunale, l’ex candidato sindaco Antonino Minicuci, che augura a Falcomatà di dimostrare la propria innocenza e di «di tenere alto il buon nome dei giovani calabresi emigrati in cerca di lavoro e di far valere le sue doti da dipendente del Comune di Milano, dove è vincitore di concorso e che, ora che non è più sindaco, dovrà prendere servizio». (AGI)
Rc4/Ros

Klaus Davi, candidato alle ultime elezioni comunali

«Non intendo assolutamente commentare la condanna di un anno e quattro mesi al sindaco di Reggio Calabria Falcomatà e agli altri consiglieri comunali, anche perchè trattasi di sentenza di primo grado. Invece, sul piano politico, vista la probabile sospensione del sindaco in carica l’unica cosa che si deve fare è tornare a votare, perchè questa è una fase in cui Reggio Calabria deve avere un primo cittadino con pieni poteri che possa difendere la città e garantire che a essa vengano destinati i giusti investimenti ricavati dal PNRR». no deve fare la propria parte. Si è perso già troppo tempo». Lo dichiara Klaus Davi, che in occasione delle ultime elezioni comunali fu candidato indipendente alla carica di sindaco della città.
«Non è un momento storico - aggiunge - in cui si possono aspettare soluzioni di comodo o posticce, per cui l’unica cosa auspicabile è che si torni a votare. A torto, Reggio Calabria è diventata nell’immaginario collettivo la città dell’immondizia e dell’incuria; deve tornare ad essere la capitale del Mediterraneo. Questo però non vuol dire assolutamente consegnare la città a Francesco Cannizzaro o ai suoi innumerevoli congiunti/e , ancor meno a estremisti di varia natura e indole. Questa è una città con una tradizione millenaria, la città di Aschenez, dove per secoli è maturata la civiltà dell’accoglienza e del dialogo. La città - conclude - in cui la dottrina sociale della Chiesa la tocchi con mano nelle zone in cui abitano i più svantaggiati, come ho potuto verificare nel mio quartiere, Archi Cep. Ognuno deve fare la propria parte. Si è perso già troppo tempo».

Il sindaco di Catanzaro Sergio Abramo

Solidarietà del sindaco di Catanzaro, Sergio Abramo, al collega di Reggio: “Sono convinto che Giuseppe Falcomatà saprà dimostrare la propria assoluta estraneità ai fatti che gli sono contestati e che gli sono costati la condanna, in primo grado, da cui deriverà anche la sospensione in base alla legge Severino. Pur sottolineando il profondo rispetto nell’operato della Magistratura, e senza voler esprimere giudizi in merito a quanto stabilito dal tribunale di Reggio, non posso non sottolineare la mia più profonda solidarietà, umana e politica, a Giuseppe. Lo conosco da anni e, in virtù della collaborazione e della condivisione di idee e progetti che avevo con un gigante come il padre Italo, ho da decenni instaurato un fortissimo rapporto di amicizia con tutta la sua famiglia. Sono assolutamente sicuro che certe condotte non fanno parte del suo modo di essere, così come sono sicuro che darà battaglia in ogni altra sede possibile per ristabilire la verità e ritornare più forte di prima. Glielo auguro di cuore, ma ribadisco pure che gli amministratori locali abbiano bisogno di norme più precise per essere meglio tutelati. I sindaci sono il primo punto di riferimento per i cittadini, ma anche quelli che pagano sulla propria pelle pur non avendo responsabilità dirette. Il Governo faccia qualcosa per difenderli”.

I circoli Borsellino e Almirante di Gioventù Nazionale di Reggio Calabria

«Giustizia è fatta. Dopo anni di attesa per conoscere la verità, arriva oggi la sentenza dei giudici: l’avv. Giuseppe Falcomatà è stato condannato a 1 anno e 4 mesi di reclusione per “abuso d’ufficio”, insieme ad altri membri della sua giunta (condannati ad 1 anno). È un giorno triste per la nostra amata Reggio, soprattutto considerando che a seguito della condanna tramite rito abbreviato subita dall’ex assessore Angela Marcianò, il risultato del verdetto era nell’aria. Nonostante ciò l’Avv. Falcomatà ha preferito comunque arrampicarsi sugli specchi anteponendo la propria poltrona al bene della nostra amata Reggio, che si ritroverà ora ad essere guidata da un sindaco non eletto e da una giunta composta in fretta e furia al solo scopo di mantenere un equilibrio politico all’interno del centro-sinistra reggino, trascurando per l’ennesima volta l’interesse dei reggini». È quanto si legge in una nota dei direttivi dei circoli “P. Borsellino” e “G. Almirante” di Gioventù Nazionale di Reggio Calabria. «È giusto ricordare, oggi più che mai, l’ex Presidente della Regione Giuseppe Scopelliti, che pur criticando a gran voce la sentenza a suo carico, socraticamente l’accettò, firmando il giorno stesso le sue dimissioni. Forse l'Avv. Falcomatà dovrebbe prendere esempio dal predecessore, ma la moralità non ha mai rivestito un ruolo principale e di fondamentale importanza per chi ha portato allo sbando la città negli ultimi 7 anni. Noi speriamo fortemente in una presa di coscienza da parte di quest’ultimo affinché restituisca al popolo reggino la possibilità di scegliere nuovamente e liberamente i suoi rappresentanti».

Antonio Minicuci, già candidato a sindaco del centro destra alle ultime elezioni

“La premessa è d’obbligo oltre che sincera. Auguro al sindaco Falcomatà e a tutti gli imputati di poter riuscire a dimostrare la propria innocenza sino all’ultimo grado di giudizio.

Allo stesso tempo, il timore è quello di dover augurare buon lavoro a Falcomatà per la sua nuova avventura da dipendente del comune di Milano. Appare complicato comprendere le ragioni che hanno spinto Falcomatà a ricandidarsi a sindaco, nonostante la pesante spada di Damocle che pendeva sul suo capo e buona parte della giunta del primo mandato. Appare doppiamente complicato comprendere le ragioni alla luce della condanna che era già arrivata, seppur tramite rito abbreviato, per l’ex assessore Angela Marcianò, segnale che difficilmente sarebbe andata in modo diverso per Falcomatà.

Così facendo, il sindaco ha deciso deliberatamente di lasciare il l’amministrazione comunale e metropolitana senza una vera guida, dopo 7 anni di catastrofi e alla vigilia di un momento storico decisivo per la nostra città, che grazie alle opportunità offerte dal Pnrr all’orizzonte vede il rilancio oppure gli abissi più profondi.

Ricordo come nel 2012, a fronte di uno scioglimento del comune che negli anni si è scoperto essere infondato, gli esponenti locali del Partito Democratico esultavano. La Corte di Cassazione, nei giorni scorsi, ha stabilito che il Comune di Reggio Calabria non andava sciolto, diversamente da quanto accaduto all’amministrazione Arena in modo ingiusto.

Oggi, il Tribunale ha condannato chi 9 anni fa festeggiava, ma noi invece non esultiamo. Le dimissioni da parte della maggioranza sarebbero la soluzione ideale non solo dal punto di vista politico ma anche della dignità e della possibilità di poter presto offrire nuovamente ai reggini un’amministrazione nel pieno delle proprie funzioni.

Dignità e integrità, lo si è visto in relazione alla vicenda dei brogli elettorali, che purtroppo abitano lontanissimo rispetto alla maggioranza che oggi occupa Palazzo San Giorgio. Non rimane quindi che offrire il sostegno e la disponibilità al neo vice sindaco Paolo Brunetti, con l’auspicio che si possa registrare una inversione di tendenza, ma deve verificarsi una rivoluzione rispetto al totale immobilismo e alla mancanza di democrazia consiliare registratisi in questi 7 anni abbondanti”, conclude Minicuci.

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