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Reggio, 10 anni dopo lo scioglimento. Demetrio Arena: "La città affonda e io non so chi votare"

Dopo 10 anni lo scioglimento del Consiglio comunale resta ancora una ferita aperta

Demetrio Arena

Dieci anni. Da quando il ministro dell’Interno Annamaria Cancellieri decise di sciogliere il Consiglio comunale per contiguità mafiosa. Il primo capoluogo di provincia a subire l’onta dello scioglimento. Dopo dieci anni, il sindaco di allora Demetrio Arena ancora non si capacita di quello che successe nel 2012, soprattutto dopo che la Corte di Cassazione ha “cancellato” il processo “Leonia” nato dall’indagine che provocò lo scioglimento del Consiglio.

Dopo dieci anni dallo scioglimento, in un mondo normale, Reggio avrebbe dovuto fare grandi passi avanti, invece oggi la realtà non sembra proprio così.

«Le condizioni della città sono sotto gli occhi di tutti – risponde Arena –. Una comunità privata di diritti fondamentali e servizi essenziali, tributi alle stelle, un territorio degradato e un'economia distrutta. In questi anni si sono persi circa 500 milioni di euro che nel 2012 la città aveva avuto in dote dal governo regionale, un'attenzione che Reggio in 50 anni di regionalismo non aveva mai avuto. Per non pararle poi del “Decreto Reggio” completamente fermo. Opere strategiche per la città che dovevano essere soltanto ultimate sono state abbandonate, cito, per tutte, le bretelle del Sant'Agata e il Parco lineare Sud oggi ridotto a ghetto. Questo scenario drammatico, tuttavia, non sarà il danno maggiore subito dalla città dopo lo scioglimento».

Perché?

«Mi spiego: in questo momento storico con le ingenti risorse finanziarie che dovranno essere spese, l'attuale classe dirigente che amministra la città, che ha già dimostrato negli anni una crassa inettitudine, non sarà capace di cogliere questa grande opportunità che segnerà il futuro dei territori per i prossimi 30 anni. Tirando le somme, dunque, alla luce di quanto accaduto, oggi tutti le componenti politiche e istituzionali che hanno concorso a determinare lo scioglimento del Consiglio comunale hanno commesso un vero e proprio “crimine sociale”».

In questi anni i reggini hanno ascoltato il ritornello che era sempre colpa dell'Amministrazione precedente. A lei fischiavano le orecchie?

«Questa considerazione ha retto solo qualche anno ed è stata conseguenza del “grande imbroglio” attraverso il quale la sinistra ha sovvertito lo scenario politico a discapito della città. Oggi, la sinistra stessa si guarda bene di ripetere questo ritornello nella consapevolezza che il disastro abbattutosi sulla città non può essere così banalizzato e superficialmente giustificato. Soprattutto in considerazione delle enormi risorse che in questi 10 anni lo Stato ha stanziato per le amministrazioni comunali in difficoltà finanziarie, risorse che Palazzo San Giorgio dovrebbe spiegare che fine hanno fatto».

In questi anni neppure il centrodestra è stato immune da colpe. A cominciare dalla candidatura a sindaco di Minicuci...

«La responsabilità politica è in capo a chi, a livello locale, ha lasciato la scelta del candidato al tavolo romano. Quello che è accaduto era tutto scontato. Il centrodestra nel ruolo di opposizione ha dimostrato, salvo rare eccezioni, pari inettitudine rispetto a chi sta amministrando. Certamente la comunità reggina non è esente da responsabilità, perché non ha difeso la città quando si paventava lo scioglimento ma soprattutto ha ridato fiducia a chi ha dato prova di incapacità amministrativa per sette lunghi anni riducendo la città in macerie, indipendentemente dalla scelta del candidato a sindaco. Del resto possiamo anche parafrasare Orwell: una comunità che vota degli inetti non è vittima ma è complice».

Lei è uno storico portatore della Vara. Quest'anno finalmente la Madonna sarà portata in Duomo dal suo popolo. Può essere un segnale di speranza?

«Io pregherò la nostra Patrona di aiutare la nostra città».

Per chi voterà alle politiche?

«Per la prima volta in vita mia avrò difficoltà di andare a votare. Alla fine credo che lo farò. Da elettore del centrodestra provo un senso di frustrazione nel constatare che FdI, il partito che mi auguro vincerà le elezioni, persevera a snobbare questa città che è stata per decenni la capitale nazionale della Destra».

Sono anni che Giorgia Meloni non viene a Reggio.

«La capisco. FdI ha avuto esperienze brucianti qui. Inoltre, capisco bene che spendersi per Reggio e per la Calabria ha un alto coefficiente di rischio e i leader di partito questo lo mettono sempre in conto, quindi per loro il gioco non vale la candela in termini squisitamente elettorali. Tuttavia, da reggino e da storico elettore di destra, mi sento mortificato, perché mi sarebbe piaciuto che il centrodestra avesse fatto a Roma una battaglia vera per Reggio e per capire davvero cos’è successo in questi anni».

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