Un settore strategico per l’ente, avvolto nel caos. Una tela di Penelope che in tanti nel corso di questi anni hanno tentato di dipanare, ma con risultati scoraggianti. Troppe ombre, troppe zone grigie, nella gestione del patrimonio degli alloggi popolari e dei beni confiscati destinati all’uso abitativo. Uno squarcio, in questa confusione che pare voluta proprio per consentire che nulla cambi, è stato tentato due anni addietro quando con coraggio la dirigente del settore in commissione Politiche sociali e lavoro denunciò un quadro agghiacciante. A distanza di oltre due anni poco è cambiato. Di quell’allarme che avrebbe dovuto generare una commissione d’inchiesta interna, un gruppo di lavoro con personale di Hermes, Castore e Polizia Municipale, (almeno queste erano le proposte votate dai consiglieri) è rimasto solo il verbale di quell’audizione. L’obiettivo prioritario era quello di fare chiarezza, visto che la dirigente di allora con sgomento tracciava scenari inquietanti. «Ho iniziato a preparare i pagamenti a ruolo del 2020, e ho scoperto che ancora oggi notifichiamo i ruoli ai deceduti, sono ben 561 le persone che non risultano più in vita, che ancora oggi risultano titolari di alloggi, poi ci sono anche quelli che sono migrati in altri Comuni e questi sono ben 56».
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