Un porto da salvare, altri da rilanciare, tutti da guardare con la massima attenzione. Non è un momento di assoluta serenità per la portualità italiana, a partire da Gioia Tauro che rischia di finire collassato per gli effetti distorsivi della norma europea sulle emissioni inquinanti. Ma di carne al fuoco, in questi giorni, ce n’è tanta altra.
Sull’Ets – che entrerà in vigore l’1 gennaio 2024 e potrebbe determinare una delocalizzazione dei traffici container verso i porti del Nord Africa – sotto i riflettori resta il pressing del governo italiano sull’Europa. L’obiettivo, messo nel mirino dalla Regione Calabria, sarebbe una deroga almeno per Gioia Tauro. Ma resta la questione di fondo di una normativa che l’Italia – insieme ad un cartello di almeno altri sei Paesi europei – punta a “correggere” alla base. Dall’assemblea pubblica di Confitarma andata in scena venerdì a Roma, il vicepresidente del Consiglio nonché ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini, ha fatto cenno alla questione preannunciando che presto sarà in visita al porto di Gioia Tauro e addebitando la responsabilità politica di scelte ritenute sbagliate su altre forze politiche: «Quella è una norma che qualcuno in Europa ha votato…», ha detto, definendolo «malinteso ambientalismo» come riportato dal quotidiano online specializzato “Shippingitaly”. «La sostenibilità ambientale va accompagnata», ha aggiunto Salvini mentre il viceministro Edoardo Rixi ha rimarcato «l’impegno del Governo per cercare di revisionare l’Ets in Europa».
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