La temperatura sale a Palazzo San Giorgio (e anche nel dirimpettaio Palazzo Alvaro) e la pentola sul fuoco bolle. E sta portando a ebollizione tutti i suoi segreti. Con il trascorrere delle ore crescono di pari passo sia i malumori che la voglia di mollare tutto. Sono ore frenetiche nei palazzi della politica cittadina: si susseguono riunioni carbonare e incontri, più o meno segreti, dove tutti incontrano tutti; dove tutti parlano male di tutti e i destini politici personali prendono il sopravvento sul destino della città (quello che dovrebbe importare a tutti ma che viene messo inesorabilmente in secondo piano). I consiglieri comunali stanno prendendo coscienza dell’ineluttabilità dell’arrivo della commissione d’accesso a Palazzo San Giorgio e parecchi sono in cerca di una via d’uscita, di nuove sponde e nuovi lidi. Sic transit gloria mundi... mentre il centrodestra pensa con insistenza a fare dimettere i propri consiglieri per sollevare un caso nazionale.
Un’inchiesta democratica
L’inchiesta “Ducale” – che si è subito appalesata come un’inchiesta profondamente democratica perché colpisce pesantemente il Pd ma non trascura nemmeno il centrodestra colpendo duramente FdI e Lega – si sta allargando a macchia d’olio scoprendo nuovi indagati e nuovi scenari (sempre più inquietanti). Il tutto ovviamente e assolutamente incompatibile con la politica. Che come la definiva San Tommaso d’Aquino «è la scienza dell’agire. La politica – scriveva il monaco filosofo – deve essere intesa come scienza architettonica che presiede al coordinamento di tutte le altre discipline che riguardano le attività che si svolgono nella società. La città, cioè l’oggetto della scienza politica, è realizzata dagli uomini mediante la ragione». Ma è proprio la ragione ciò che sembra mancare di più in questa città.
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