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Reggio, Scopelliti: “Il bene della città? Dimissioni”

Gli effetti collaterali dell’inchiesta “Ducale” continuano a scuotere la politica. «Falcomatà ha ragione solo su una cosa: siamo geneticamente diversi. Io quando fui condannato mi feci subito da parte perché un’Istituzione non può essere delegittimata»

Giuseppe Scopelliti

Peppe Scopelliti si definisce un «cittadino normale». Ma tanto “normale”, poi, non deve esserlo dal momento che continua a riempire le piazze dove continua a parlare del suo libro e di tanto altro. Domenica pomeriggio, per esempio, è stato a Motta San Giovanni a colloquiare in piazza con lo psichiatra Nico Pangallo e il giornalista Pasquale Romano e ha parlato anche degli ultimi avvenimenti che stanno scuotendo la città. A cominciare dall’operazione “Ducale”.
«Quando ho ricevuto la notizia, sono stato male – ha esordito Scopelliti –, perché ho pensato al danno di immagine che produceva per la mia città. E poi ho pensato agli indagati, alle loro famiglie e ai loro affetti. Non mi interessa l’aspetto giudiziario della questione, non ho mai stappato bottiglie di champagne per le disgrazie altrui. Falcomatà disse, anni fa, che siamo geneticamente diversi, e ha ragione. Noi non abbiamo mai costruito le nostre vite sulle disgrazie altrui ma solo sul nostro merito e sul nostro coraggio». Fatta questa premessa, adesso c’è una commissione d’accesso che incombe... «Io non sono neanche lontanamente un sostenitore dell’arrivo della commissione d’accesso – ha specificato Scopelliti – che sarebbe devastante per la mia città. Tuttavia leggo di tutto questo susseguirsi di eventi, che tutti questi rapporti strani comunque emergono ma la città non può rischiare un secondo commissariamento. Auspico, quindi, che ci sia un senso di responsabilità, che oggi non vedo ma spero venga acquisito nei prossimi giorni e che spinga tutti a mettersi da parte e rassegnare le dimissioni. È la cosa più giusta che si possa fare in questo momento».

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