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Reggio, Falcomatà: avanti con le nostre idee di città

Arriva in Aula il confronto sull’inchiesta Ducale che ha colpito l’amministrazione comunale. «Chi chiede le dimissioni? Soggetti che hanno già annunciato di volersi candidare, chi si è candidato e ha perso e chi è stato condannato con sentenze passate in giudicato. A chi gioverebbero?»

«Abbiamo un’idea di città policentrica che recupera il proprio rapporto con il mare perché è dal mare che arriva lo sviluppo. Non possiamo non rimanere concentrati su questa idea di città, proseguiremo fino al termine. Nessuno della nostra amministrazione ha mai pensato di prendere una decisione che non fosse per il bene comune perché la politica per noi è questo e continueremo a dimostrarlo con i fatti». Il sindaco in aula risponde alle richieste di dimissioni che da diverse espressioni del centrodestra sono arrivate dopo l’inchiesta Ducale. La politica torna nelle sue sedi, quelle istituzionali a confrontarsi. Nella ricca fase dei preliminari che hanno anticipato la discussione dei 22 punti all’ordine del giorno del Consiglio comunale la parola dimissioni è stata tra le più ricorrenti. Ipotesi che il primo cittadino non contempla. Anzi rivendica coerenza e rispetto per le istituzioni. «Non a chiacchiere, ma coi fatti, non teso a tirare dalla giacchetta chi ha il compito di approfondire i fatti, ma dimostrando piena fiducia non solo a parole. Ci ritroviamo invece comportamenti che sono difformi e incoerenti con le dichiarazioni di pieno sostegno all’operato delle istituzioni».
Un percorso che secondo Falcomatà segue le stesse direttrici adottate nel precedente caso giudiziario: il processo Miramare. «Questo è stato il modo in cui abbiamo vissuto la vicenda processuale affrontata in questi anni, nella piena consapevolezza che un imputato debba difendersi nel processo e non dal processo, per non prestare il fianco a quello che in città si era trasformato in una mera suggestione che non aveva nulla a che vedere con le contestazioni processuali, poi definitivamente confutate nell'ultimo grado di giudizio. Un giudizio che secondo il giudice della Cassazione non avrebbe dovuto neanche iniziare e che arriva all’assoluzione per un capo d’imputazione che oggi non esiste più». Quindi argomenta «se non lo abbiamo fatto in quella fase, come potremmo farlo oggi in una situazione embrionale?».

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