Guardando le vicende politiche reggine con l’aristocratico distacco di chi sa di avere pagato un prezzo altissimo per essere stato un uomo libero (così come recita il titolo del suo libro), Peppe Scopelliti torna a incontrare la sua gente in un “Porto Bolaro” gremito e non risparmia critiche al centrosinistra (come sarebbe naturale nella dialettica politica) ma anche al centrodestra (cosa innaturale nella stessa dialettica politica).
Ma Scopelliti è così, ormai è scatenato, e se vede una cosa che non gli piace lo dice: «Ho avuto l’impressione che in città, negli ultimi dieci anni, una grossa parte del centrodestra non sia stato molto diverso dal centrosinistra. E questa è una situazione che non fa bene non solo al centrodestra ma soprattutto alla città. Serve una nuova classe dirigente, una classe dirigente seria che sappia distinguere bene le cose».
Poi, volgendo indietro lo sguardo, lancia una domanda che dovrà avere una risposta: «Tutti sanno che gli ultimi mesi di pena li ho scontati lavorando all’esterno del carcere, così come prevede la legge. Tutti, però, non sanno che la decisione del Tribunale è arrivata più tardi del dovuto perché la Città Metropolitana si è opposta alla mia richiesta. Mi piacerebbe sapere se il vertice della Città Metropolitana ha avuto un ruolo in questa vicenda».
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