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Beni confiscati a Reggio, una sfida corale

La gestione deve farne una risorsa per la comunità: a Reggio il focus nazionale di Commercialisti e Anbsc. Dai fondi per il recupero degli immobili al sostegno delle banche per le aziende. Il monito del prefetto Vaccaro: «È qui che si gioca la vera partita dello Stato»

Non solo qualità tecniche, ma anche e soprattutto consapevolezza e responsabilità del ruolo sociale: è quanto si chiede alle professionalità investite della gestione e destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata. Ecco il corso nazionale di perfezionamento “La diffusione della cultura della legalità” organizzato all’Università Mediterranea dal Consiglio nazionale dei commercialisti e dall’Anbsc (Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata). Un parterre di primissimo piano ha fatto onore al riconoscimento della nostra città quale sede ospitante, rappresentando un’ulteriore occasione per il rettore Giuseppe Zimbalatti di valorizzare il collegamento tra l’Ateneo e il territorio. Con il coordinamento di Stefano Maria Poeta, presidente dell’Ordine dei commercialisti reggini, i saluti istituzionali racchiudono fin da subito il senso alto della sfida indicata dal prefetto Clara Vaccaro: «Qui si gioca la vera partita dello Stato».

Presenti il vicepresidente del Consiglio nazionale dei commercialisti, past president dell’Ordine di Palmi, Antonio Repaci; Antonino Dattola, vicepresidente Cassa dottori commercialisti; il sindaco Giuseppe Falcomatà; Gerardo Dominijanni, procuratore generale della Repubblica; Maria Grazia Arena, presidente del Tribunale; Caterina Chiaravallotti alla guida della Corte d’appello; il procuratore aggiunto Stefano Musolino; Cesario Totaro, comandante provinciale dell’Arma Carabinieri; Agostino Tortora, comandante provinciale della Guardia di Finanza; Valentina Terranova, direttore provinciale dell’Agenzia delle Entrate. E non sfugge ai relatori la consapevolezza che una capacità imprenditoriale in chiave pubblica richieda una formazione più complessa, come sottolineato dalla presidente Arena, e che il peggiore messaggio da far passare sarebbe quello che lo Stato porti alla rovina l’azienda amministrata.

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