Qualche giorno addietro, il circolo villese del Pd inanellava una serie di quesiti rimasti, secondo il segretario Enzo Musolino, senza risposta nel contesto del progetto del Ponte sullo Stretto. Ad esempio, sui materiali usati o i macchinari per produrre e testare i manufatti necessari, sull’altezza dell’opera e sugli studi su eventi catastrofici, dati su eventuali chiusure per vento forte, per arrivare al mancato dibattito pubblico e al coinvolgimento dei territori dei comuni «trasformati in cave e discariche». In sintesi, una ventina di domande cui non si è sottratta, però, la “Stretto di Messina”, che risponde proprio nel giorno della manifestazione a Villa contro il Ponte.
Intanto, i materiali: «Acciai ad alta resistenza, cemento armato normale e armato precompresso per alcune zone delle fondazioni delle torri e dei blocchi di ancoraggio», mentre, immaginando che rispetto ai test si faccia riferimento ai cavi, si spiega che «i quattro principali sono di dimensioni analoghe a quanto già realizzato per il ponte Giapponese Akashi, in esercizio da 26 anni».
E ancora: «Il franco navigabile – riporta una nota della società – è superiore a 72 metri per una larghezza di 600 metri e raggiunge il valore minimo di 65 solo in condizioni eccezionali di traffico pesante stradale e ferroviario. Parametri in linea con i ponti esistenti sulle grandi vie di navigazione internazionali, in coerenza con le procedure stabilite dalle norme Imo. Istituito dal Mit un tavolo tecnico coordinato dall’ammiraglio Nunzio Martello e già effettuato un esame del traffico degli ultimi anni nello Stretto dal quale non emergono criticità legate al Ponte. La quasi totalità dei portacontainer solca il Mediterraneo dopo il Canale di Suez e, quindi, dopo essere transitate sotto l’Al Salam Bridge, dal franco inferiore ai 72 metri disponibili sullo Stretto».
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