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Ponte sullo Stretto di Messina, il reggino Naccari suona la sveglia

L’ex assessore regionale mette in luce «il rischio di un ulteriore isolamento infrastrutturale della città e del Basso Jonio». «Le amministrazioni locali devono chiedere a Governo e Regione di completare il programma»

Negli ultimi anni è ripreso il dibattito sulla realizzazione del Ponte sullo Stretto per favorire l’attraversamento in Sicilia nel programma dell’Alta Velocità Ferroviaria che punta a migliorare l’accessibilità al Sud. «Se il Ponte non nasce per unire Messina e Reggio, per coloro che vivono nell’area reggina il programma dell’Alta Velocità sarebbe una vera e propria beffa se la scala locale della mobilità non fosse integrata con la scala nazionale, determinando una sorta di “taglia fuori” per i territori a valle del Ponte cioè quelli della provincia di Reggio», spiega Demetrio Naccari che rilancia sul ruolo delle amministrazioni locali, che «oltre a una rappresentanza politica, hanno un ulteriore compito importantissimo.

Devono raccordarsi con i piani nazionali (anche quelli che non condividono) e richiedere al Governo nazionale ed al Governo regionale di completare la programmazione senza fermarsi alla logica della scala nazionale. Agli oppositori del Ponte che potrebbero leggere ideologicamente quest’affermazione come una scelta dico che l’Alta Velocità Ferroviaria determina delle necessità trasportistiche che paradossalmente prescindono dal ponte stesso (se il Ponte non venisse realizzato si porrebbero le stesse necessità di raccordo anche solo con l’Alta Velocità) e che questa posizione non toglie nulla ma aggiunge. Omettere di prendere atto di tale evidenza potrebbe comportare un disallineamento dalla programmazione statale e determinerebbe il rischio di un ulteriore isolamento infrastrutturale dei territori di cui pare che nessuno, nell’affrontare la scala nazionale degli interventi, si sia curato».

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