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Premiato il “sapere contaminato” di Notarstefano

Dalla Fondazione Mediterranea il prestigioso riconoscimento al direttore della Gazzetta del Sud

Alessandro Notarstefano riceve il premio da Enzo Vitale

«È con grande piacere ​ che annoveriamo nell’albo d’oro ​ del “Premio Bertrand Russell ai Saperi contaminati” il giornalista Alessandro Notarstefano, tra le personalità del mondo culturale che si sono particolarmente segnalate per avere operato anche in ambiti diversi da quelli professionali raggiungendo gli stessi alti risultati conseguiti con la propria attività lavorativa».

Così Enzo Vitale, presidente della Fondazione Mediterranea, che ha organizzato l’evento assieme al Dipartimento d’Ingegneria dell’Università Mediterranea, quando –​ al Circolo di Società – ha consegnato il prestigioso ​ riconoscimento al direttore della Gazzetta del Sud, «per la sua attività in ambito letterario e fotografico oltre che di studio delle tecniche di scrittura e comunicazione». Parole, queste, che delineano la vita “orgogliosamente” contaminata di Notarstefano, “raccontato” dal dottor Raffaello Abenavoli, segretario della Fondazione: «Correttore di bozze alla Gazzetta del Sud nel 1984, Notarstefano percorre tutto il cursus professionale fino all’incarico di direttore nel 2012 , mantenendo intatte le passioni di sempre: la letteratura e la fotografia, fino ai suoi studi specialistici sulla comunicazione».
«La contaminazione – ha rimarcato Notarstefano – è, etimologicamente, parola... parente di tangere, e di contagio. Contaminato è ciò che è estraneo ed inquina. Eppure, nel tempo, s’è imposta anche un’accezione positiva del termine: abbiamo “riscoperto” la ricchezza che è nel combinarsi di realtà eterogenee. È la ricchezza che dà, forse, più accesso alla complessità del mondo». Ecco, a proposito di Russell (edi Edgar Morin), «il senso d’un sapere che, oggi più che mai, va declinato al plurale», ha spiegato Notarstefano, che ha dialogato tra gli altri con Franco Prampolini, professore ordinario dell’Università Mediterranea.
E forse, su un altro piano, contaminarsi è anche dar spazio alla digressione, è andarsene per rivoli e un po’ perdersi,​  è avventurarsi in accostamenti arditi. Il tutto, forse, abita più in prossimità del nulla, e – chissà – solo su queste premesse è possibile arrischiare un progetto di letteratura.​
“L’orizzonte degli eventi”, ultima fatica letteraria di Notarstefano edita da Nardini (Firenze), narra d’un fotoreporter che vive... in un eterno presente. ​ «Scrittura orizzontale», ha sottolineato l’autore. «Una storia, sì, ma con l’ambizione di lasciare che la scrittura potesse esplorare se stessa davanti agli occhi del lettore. Sicché, privilegiando il come rispetto al che cosa, “bastava” il racconto di una vita “qualsiasi”, ha insistito Notarstefano, che tanto ha voluto questo suo terzo romanzo – dopo “Adelaide” (1987) e “Tradito dalla matita” (1994)–.

​All’incontro i contributi qualificati di Eduardo Lamberti Castronuovo, direttore di ReggioTv, e di Aldo Mantineo, già caposervizio della redazione reggina della Gazzetta del Sud, che hanno sollecitato il direttore a soffermarsi su ciò che tiene lontani il giornalismo e la letteratura. «Due mondi che operano e si muovono su piani del tutto differenti, pur “utilizzando” entrambi le parole. Al giornalista – ha chiarito Notarstefano – è richiesta trasparenza. Deve, il suo “linguaggio”, essere assolutamente inequivoco. Invece la buona letteratura, non è un caso, si nutre (soprattutto) di opacità: di rimandi, di echi, di invisibili vasi comunicanti. È la carica allusiva della scrittura, il suo rimanere scandalosamente aperta al mondo, non del tutto spiegata. Umberto Eco docet». E non si può non pensare anche a Joseph Conrad: «Si scrive soltanto una metà del libro, dell’altra metà infatti si deve occupare il lettore».

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