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Il sogno segreto del bambino che dormiva sotto la "Varia" di Palmi ora diventato realtà

Enzo Simonetta
Il sogno segreto di un bambino. Vincenzo Simonetta aveva poco più di sei anni quando s'accucciava sotto la mastodontica struttura della "Varia" di Palmi. Quella, nel suo paese, era la festa più importante e lui, fino a tarda notte, se ne stava appoggiato sulle balle di paglia destinate a foderare le travi di spinta, ad ascoltare i discorsi dei curiosi che si fermavano a guardare quell'insieme di ferro, legno e cartapesta destinato a rappresentare nell'ultima domenica di agosto l'assunzione della Madonna in cielo. "Enzuzzo", così lo chiamavano affettuosamente gli adulti, seguiva come un'ombra il padre, Francesco, un uomo forte e generoso  che tutti nel centro tirrenico riconoscevano  come fautore di protezione e legalità. Francesco Simonetta era, infatti, la guardia campestre a cui veniva affidata la custodia notturna della costruenda "macchina a spalla" poi diventata Patrimonio immateriale dell'umanità per volontà dell'Unesco. A fare compagnia al bambino e al genitore c'erano due cani che Francesco Simonetta teneva con sé per tenere lontani eventuali malintenzionati. "Enzuzzo" quando l'ora era ormai tarda, per ordine del padre fingeva di andare a dormire, stendendo la coperta che la saggia e previgente madre ogni sera gli consegnava linda e pulita. «Stavo lassotto in silenzio» racconta alla Gazzetta «aguzzando la vista e allertando l'udito per carpire i pensieri e le parole dei curiosi che pure a tarda notte si fermavano a guardare i pezzi in costruzione della Varia. Ogni tanto chiudevo gli occhi immaginando di poter essere io, un giorno, l'uomo sapiente incaricato di dirigere la costruzione di quel "monumento" di fede e laboriosità di cui mi sentivo follemente innamorato. E mi addormentavo immaginando d'essere snello e veloce tra le aste e i cerchi di metallo, pronto a dare suggerimenti e indicazioni per montare e smontare legni e ferri, viti e bulloni  fino al momento della "scasata" che segna con un colpo di cannone la partenza dello "cippo"».

E' vero, come sosteneva William Shakespeare, che "siamo fatti della stessa sostanza dei sogni". Già, perché tanti decenni dopo e ora che Francesco Simonetta non può più vederlo se non dal cielo, "Enzuzzo", oggi affermato tecnico e imprenditore, è diventato quello che immaginava d'essere da bambino: il costruttore della formidabile macchina della Varia. A lui è affidata la custodia di una sapienza artigiana secolare  senza la quale questa grandiosa e festosa manifestazione di pietà popolare non potrebbe essere realizzata. «Una bella responsabilità che divido» afferma schermendosi «con uno straordinario gruppo di lavoro. La responsabilità è forte perché c'è pure il peso di una tradizione pluricentenaria legata alla storia della nostra comunità e di famiglie come quelle Militano e Tigano da sempre al centro di questo evento».  Ma quanto è emozionante "fare" la Varia e quali tra le diverse edizioni è quella che può aver più segnato la vita di Enzo Simonetta da quando era bambino. «Tutte perché ciascuna edizione» spiega  «riserva sollecitazioni di anima e di affetti che non sono ripetibili. Ogni volta è una nuova storia, sempre più bella». Il "costruttore" alza poi sguardo al cielo e  stringe leggermente le palpebre come se volesse salutare quelli che c'erano prima di lui. Si commuove nel dirci, accomiatandosi, che «la Varia unisce il passato e il presente guardando pure al futuro. Altri verranno dopo di noi» sussurra con voce ormai rotta dall'emozione «per continuare a fare vivere questa manifestazione che non finirà mai...».

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