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Reggio, il monito dell'arcivescovo Morrone: “È arrivato il momento della responsabilità”

Messaggio del presule alla città

«Reggio Calabria riparta dal Natale, stop al sonnambulismo». È il messaggio che l’arcivescovo di Reggio Calabria-Bova Fortunato Morrone rivolge alla città.
Nelle sue omelie, della notte di Natale e della solennità del santo Natale, l’arcivescovo invita ad accogliere l’annuncio cristiano della venuta del Salvatore e conseguentemente a uscire fuori da una sorta di «sonnambulismo» che come non mai attraversa la città, ma anche la Chiesa, e coincide con «un senso di apatia e indifferenza che ammorba il pensiero e conduce alla rassegnazione, già atavica da noi».
L’arcivescovo ammette che «nel nostro territorio e nella nostra città non poche sono le piccole luci di prossimità, di solidarietà, di passione e competenze nel campo educativo, sanitario, amministrativo, imprenditoriale caritativo. Ma più forte sembrano le ombre dell’autoreferenzialità politica, sociale, culturale e anche ecclesiale che disperdono in tanti rigagnoli inconcludenti e frustranti le tante belle energie che al contrario potrebbero convergere in obiettivi comuni per il bene di tutti, ma proprio di tutti coloro che abitano in questo nostro territorio metropolitano».
Un’analisi che il presule riprende anche nella sua omelia del giorno di Natale. Da qui l’esortazione a ribaltare l’attuale percezione di «vuoto ideale di passione civile e di responsabilità sociale che ha ricadute negative sul versante culturale ed etico e di conseguenza politico». Un contesto in cui sembra che «ognuno badi a sé, al suo particolare, al suo interesse personale che emerge proprio nei momenti cruciali delle scelte socio-politiche, rallentando il rilancio e la ripartenza di questa nostra città reggina con riflessi negativi sull’intero territorio metropolitano».
«A chi giova?» si chiede il vescovo, nel rispondere retoricamente: «Forse momentaneamente a qualcuno, ma alla lunga non favorirà nessuno, si rivelerà un danno per tutti». Questa situazione «porta ad un senso di diffusa sfiducia e frustrazione e alla disistima delle proprie capacità e risorse umane e professionali che possono essere messe in campo: “Tanto a che serve, non ce la faremo mai con quest’aria che tira”». È la tentazione, che contrasta la speranza dei credenti, di quanti nella nascita del Redentore confessano la possibilità di ripartire, di rinascere anche dopo tante sconfitte o abbagli».
Insomma, a nessun membro della comunità civile o religiosa è consentito «in questo momento non facile» di lavarsi le mani o girarsi dall’altra parte. Per monsignor Morrone, è proprio ora che «deve emergere la responsabilità dei cristiani che abitano questa nostra città».
Quindi l’appello, specialmente ai cristiani «che abitano i palazzi della politica e dell’amministrazione: non desistete dall’avere una visione di ampio respiro dell’agire politico, come forma alta della carità cristiana, traduzione dell’Incarnazione del Signore. Non vi mancano le competenze e il sincero desiderio di operare il bene di tutti e per tutti», l’invito del vescovo, il quale si lascia andare a un «Forza!» che suona come incitamento a non abbandonarsi «al pessimismo o alle facili lagne».
Da qui il richiamo «al sano orgoglio credente ma anche a quello che deriva dal buon senso umano e dalla passione per il bene comune. Fare un passo indietro o a lato, mettere in parentesi interessi di parte, farà bene a tutti, sarà un bene per tutti, si gusterà il bene di tutti i cittadini». L’arcivescovo conclude citando papa Francesco: «Quando impareremo che siamo un’unica famiglia umana, che può veramente prosperare solo quando tutti i suoi membri sono rispettati, curati e capaci di offrire il proprio contribuito in maniera originale?».

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