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Rosarno, tre rarissime specie di uccelli osservate nella riserva del Mesima

Il grande interesse del mondo scientifico conferma l’importanza dell’area protetta

L’elenco degli uccelli osservati alla foce del Mesima, la riserva naturale regionale istituita nel dicembre del 2022 e gestita dal WWF Vibonese, e che comprende già oltre cento specie, si arricchisce di altre tre presenze la cui comparsa in Calabria risulta davvero eccezionale, tanto da suscitare lo stupore e l’interesse degli esperti del settore. Pollo sultano, Piovanello pettorale e Falaropo beccosottile: sono questi gli strani nomi degli uccelli osservati e fotografati alla foce del fiume. A immortalare i volatili, un appassionato fotografo naturalista di Gioia Tauro, Antonio Aricò, che collabora con la Riserva nel programma di monitoraggio ornitologico avviato e voluto dalla Direttrice della riserva stessa, la biologa nicoterese Jasmine De Marco.

In particolare il riconoscimento, non facile, del Piovanello pettorale, la cui comparsa in Italia risulta accidentale o irregolare, con pochissime segnalazioni dopo il 1950, è stato possibile grazie alla fortunata presenza sul posto del professor Toni Mingozzi, docente Unical, nonché uno dei massimi studiosi italiani di ornitologia. La specie nidifica nel Nord America e nell’est della Siberia e per svernare compie una lunga migrazione fino al Sud America, il che fa comprendere l’assoluta eccezionalità dell’evento.

Un maggiore interesse riguarda l’avvistamento del pollo sultano, una specie sedentaria di grosso rallide con il becco rosso e il corpo color blu scuro, di cui esistono popolazioni nidificanti in Sardegna e, di recente, anche in Sicilia dopo il riuscito progetto di reintroduzione con soggetti spagnoli. La specie si era estinta nell’isola negli anni ’50 a causa soprattutto della caccia indiscriminata e della distruzione degli habitat preferiti (zone umide con canneti e tifeti). Si spera che in futuro anche la riserva possa ospitare le prime coppie nidificanti di una specie considerata vulnerabile dal punto di vista della conservazione.

Lo stesso Falaropo beccosottile che nidifica nella Penisola Scandinava e in Russia, sverna sulle coste meridionali della Penisola Arabica e solo qualche individuo giunge sulle coste de Mediterraneo.

Gli avvistamenti di questi giorni, al di là della loro eccezionale rarità, confermano l’importanza della tutela delle zone umide costiere per tutti quegli uccelli migratori (e sono tanti) la cui sopravvivenza, in termini di opportunità di cibo e di assenza di disturbi antropici, è strettamente legata ad esse. Grande soddisfazione dunque per tutto il WWF Vibonese e di Jasmine De Marco, che si è battuta sin dall’inizio per assicurare alla foce del fiume troppe volte maltrattato, un futuro diverso.

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