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Reggina, garanzia Cardona

Il presidente amaranto si racconta a tutto campo: dal primo approccio con Saladini alla rinascita di una società fondata sui valori e che guarda a un futuro ambizioso

Trasparenza, credibilità, lungimiranza, dedizione, passione: è il brand della nuova Reggina 1914, il glorioso club presieduto dalla scorsa estate da Marcello Cardona, il quale ha sposato la sfida molto coraggiosa di patron Felice Saladini.

Una filosofia di vita e un modus operandi che lo stesso Cardona ripete ogni giorno in qualsiasi contesto relazionale, calcistico, istituzionale, imprenditoriale-sportivo e sociale. E cambia poco se sia o meno all'interno del pianeta Reggina perché non modifica di un centimetro il suo aplomb, la sua schiettezza e il suo approccio umano nei piani alti del calcio, così come con la società civile, i vulcanici ultras, i mass media. «Lavoriamo dal primo giorno per rendere la Reggina una società di massima serietà, credibilità e autorevolezza secondo i nostri principi e valori. Quindi ci presentiamo con umiltà, fermezza e rispetto. Ma deve essere un rapporto reciproco».
Marcello Cardona è uno dei figli prediletti di Reggio, la sua città natale con cui ha sempre mantenuto un legame di profondo amore. Il suo nome è stato spesso al centro delle cronache nazionali su due fronti: la carriera professionale culminata da prefetto e rappresentante del governo nella provincia di Lodi, martoriata dal maledetto Covid, dov’è stato il terminale di una task force che ha saputo gestire la prima zona rossa del Paese per fronteggiare la pandemia.

«Che settimane terribili e difficili! Ricordo ancora le continue riunioni operative in Prefettura dove ci chiamavano dal governo centrale per conoscere come stessimo operando. E non perché avevamo segreti in tasca ma in quanto prima degli altri ci siamo dovuti attrezzare per arginare il Covid».

Cardona ha cominciato prima come funzionario della Polizia di Stato, anche con mansioni in trincea nella lotta alla criminalità organizzata, poi la sua carriera è diventata prestigiosa da questore a Catania e Milano. Altro palcoscenico e ancora traguardi di alto profilo: Cardona è stato arbitro di calcio nazionale: 32 partite in A e 88 in B, e per sei anni procuratore nazionale arbitrale. «Marcello Cardona della sezione Aia di Reggio Calabria» così declinavano i radiocronisti di “Tutto il calcio minuto per minuto” o gli inviati di “90° minuto”, così leggevamo il lunedì mattina sulle colonne dei quotidiani sportivi nell'intramontabile tabellino.

Seppur per inevitabili ragioni professionali sempre in giro per l'Italia, il cordone ombelicale con Reggio non si è mai spezzato. Proprio per il suo profilo umano e professionale di assoluto spessore è ricaduta su di lui la scelta per la carica di presidente della rinata e rivoluzionata Reggina 1914. Entrambi calabresi e orgogliosi figli del Sud, Felice Saladini è un giovane imprenditore di successo, Marcello Cardona è invece vicino al traguardo di un brillante percorso ultraquarantennale da servitore dello Stato e delle Istituzioni.

Lei e Saladini eravate legati da antica conoscenza o amicizia?

«Tutt'altro. Ci siamo conosciuti esattamente quando mi ha telefonato per propormi il ruolo di presidente della Reggina. Inizialmente rimasi anche un po’ sorpreso. Pur lusingato, da reggino e tifoso amaranto, mai mi sarei aspettato una proposta del genere. Inevitabilmente ci ho pensato, ho riflettuto, ho ragionato, ho approfondito. Cercavo di capire perché Saladini avesse pensato a me. Ci incontrammo una prima volta a cena e io gli dissi subito: “Sa perché non può funzionare? Perché io e lei non siamo amici, non ci conosciamo”. Ma era insistente. Mi parlò di lui, della sua famiglia d’origine, dei sacrifici fatti. E poi c’erano gli amici di sempre. Mi facevano vacillare: “Marcello, ma ci pensi: presidente della Reggina”. Allora gli chiedo di rivederci a cena a casa sua. Credo che le persone si capiscano meglio quando sono a contatto con i loro affetti, in un contesto intimo e profondo. Lì mi convince e mi convinco. Accetto. Inizia così la storia».

Subito grande entusiasmo per la nuova Reggina, seppure tra una miriade di difficoltà.

«Da persona concreta e sostenitore del fare, da operativo, sempre nel rispetto dei ruoli, contribuisco a portare avanti il mio modo di pensare: marciare dritti verso l'obiettivo, affrontare con intelligenza ma praticità gli ostacoli, affidarsi a chi, per esperienza pregressa, possa risolvere meglio e prima di chiunque altro quella specifica criticità. E così avviene, dal manto erboso all'organizzazione del centro sportivo, dalla ristrutturazione societaria, al rapporto con tifoseria e istituzioni locali».

E sul fronte tecnico?

«Non è compito mio, ma ci sono decisioni e valutazioni in cui ho contribuito con le mie conoscenze e competenze. Con umiltà ricordo che sono nel calcio da 40 anni».

La prima, strategica mossa estiva della nuova Reggina coincide con la scelta dell’allenatore: la telefonata a Pippo Inzaghi è una sua intuizione?

«Le intuizioni appartengono al nostro gruppo di lavoro, ma in questo caso posso dire che sia stata esclusivamente mia e di Saladini. È corretto, però, fare una premessa: mister Stellone aveva fatto bene nei mesi precedenti, quando prese la squadra in crisi clamorosa e la guidò fino alla salvezza. Ma a un certo punto abbiamo preso in considerazione un’idea rivoluzionaria, visionaria della Reggina pensando a un tecnico che andasse al di là del preparato professionista e del sagace uomo di campo. Ritenevamo che servisse un profilo in grado di dare una scossa al calcio a Reggio. Un allenatore che “deflagrasse” sportivamente. Il primo nome fu Pippo Inzaghi. Ne parlammo subito e poi come correttezza impone coinvolgemmo la direzione sportiva. Ci fu una convergenza di opinioni. Ho fatto io la prima telefonata a Inzaghi, che da persona garbata e rispettosa, come lo conosciamo tutti, mi fece capire che proveniva da una forte delusione professionale. Ma gli misi un tarlo in testa quando gli ribadii: “Mister noi la vorremmo perchè la riteniamo la persona giusta da mettere al centro di un importante progetto sociale e calcistico”. La prima, timida, scintilla scoppiò così».

Ma il corteggiamento sembrava non dovesse sbocciare nell’atteso matrimonio.

«Serviva un poderoso intervento. Toccava a Saladini, era lui l'imprenditore che aveva salvato la Reggina. Lo chiamò, lo andò a trovare a Formentera, approfondì il progetto». Cardona racconta anche un particolare rivelatosi probabilmente decisivo. «Ricevo una telefonata di Inzaghi che mi passa la moglie, la signora Angela, la quale mi fece solo una domanda: “Pippo sarebbe felice a Reggio?”. Io lo credevo fermamente. Ma era facile per me, reggino e presidente di una squadra su cui credevo nei valori sociali potergli “garantire” che in città si sarebbero trovati bene. Dopo pochi mesi, sembra che entrambi siano nati e cresciuti a Reggio: li sentite anche voi come ne parlano in giro per l'Italia!».

Cardona ha già nel mirino la questione stadio.

«Con priorità assoluta. Una società di calcio moderna come vogliamo rendere la Reggina 1914 non può prescindere da uno stadio funzionale, confortevole, produttivo economicamente. Dopo una prima interlocuzione con Palazzo San Giorgio, stiamo lavorando per redigere un progetto e stiamo ragionando su cosa sarebbe meglio per Reggio in termini di capienza, infrastrutture e spazi di aggregazione sociale e attrazione imprenditoriale. Quindi come renderlo il più funzionale possibile, farlo vivere e metterlo a reddito tutto l’anno».

In appena sei mesi il brand Reggina è cresciuto in misura esponenziale. Merito di Inzaghi e dei calciatori, dei risultati e dell'attuale classifica da sogno, di una dirigenza che ha saputo tracciare la linea. Cardona di questa Reggina che raccoglie ovunque complimenti e attestati di stima quanto è fiero.

«La prima fase è stata molto difficile e complicata. Eravamo noi a dover inseguire gli altri: procuratori e dirigenti sportivi, calciatori, sponsor, le Istituzioni. Settimana dopo settimana le cose sono completamente cambiate. L'Inter sceglie di disputare un'amichevole a Reggio perché siamo una società credibile ed affidabile. Chi ci concede giovani in prestito sa bene che verranno valorizzati. Giocatori d'esperienza che vestono l’amaranto sono consapevoli di poter vivere stagioni importanti. E sono sicuro che nel futuro saremo noi a scegliere gli obiettivi e selezionare le opportunità».

Anche questa è la nuova Reggina di Marcello Cardona.

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