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Reggina a pezzi, scatta già il piano D? I tempi sono ristretti

Gravina: «La piazza può ripartire dalla Lnd grazie all’art. 52 comma 10».

Di appelli all’unità in un momento che poteva essere drammatico per la Reggina se ne sono sentiti tanti. Ora che la catastrofe calcistica per Reggio Calabria è sempre più vicina, la disgregazione è evidente. C’è la Reggina di Saladini, che in realtà è ufficialmente venduta in caso di Serie B, pronta a fare ricorso al Consiglio di Stato. C’è la Reggina dei calciatori e dei dipendenti o forse sarebbe meglio dire c’era. C’è la Reggina della città e dei tifosi. Tre entità ormai distinte. Si è di fronte all’ennesimo bivio estivo: da una parte proseguire nella battaglia per l’ammissione e dall’altra voltare pagina, pensando ad un futuro diverso.
Felice Saladini ha fatto capire di voler andare fino in fondo per provare a fare valere le proprie ragioni. Il caso amaranto è intricato e le sentenze arrivate, in ambito sportivo e non, fino ad ora non sono state facili da accettare. Provarci fino in fondo sarebbe anche giusto, ma al Consiglio di Stato si arriverebbe a quale prezzo? Il rischio è anche quello di rendere difficile l’eventuale avvio di un nuovo anno zero a Reggio Calabria. La Reggina sarebbe chiamata ad aspettare, ad oggi, fino al 29 agosto per sottoporre il proprio ricorso al Consiglio di Stato. Nel frattempo i giocatori hanno già interrotto gli allenamenti. Difficilmente si riprenderà a lavorare nella struttura di via delle Industrie e si attende di capire quali potranno essere le iniziative dell’Associazione Italiana Calciatori.
Se i tesserati avessero lo svincolo prima di fine mese, anche una Reggina che dovesse avere ragione con la prossima sentenza potrebbe essere in grossa difficoltà nel programmare la stagione da zero. E attenzione: questa sarebbe la prospettiva più rosea e forse maggiormente difficile da vedere, considerato che il ricorso al Consiglio di Stato è un fronte verso cui il sentimento più diffuso è lo scetticismo rispetto ad un eventuale successo.
Di certo tenere in piedi la questione ricorsi può togliere spazio a quello che può essere definito “piano D”, dove la lettera indica la categoria del calcio italiano da cui si potrebbe ripartire.
Ieri il presidente della Figc Gabriele Gravina ha ricordato che, qualora la Reggina ricevesse un nuovo parere negativo dal Consiglio di Stato, potrebbe ricorrere all'articolo 52 comma 10 delle Noif. Una città che perde il professionismo – secondo la norma – può chiedere la partecipazione in sovrannumero di una propria nuova squadra ai campionati di Serie D o Eccellenza. Nel primo caso occorre pagare non meno di 300.000 euro, nel secondo non meno di 100.000. Servirebbe una società totalmente nuova e, in base alle prime notizie, ci sono già degli imprenditori che sarebbero disposti a costituirla. Il problema rischiano di essere i tempi. Servirebbero diversi giorni affinché l’amministrazione comunale (a cui spetta la regia iniziale delle operazioni) si apra alle eventuali manifestazioni di interesse e scelga chi possa avviare il nuovo progetto calcistico.
Aspettando sino a fine mese, diventerebbe difficile inserire la Reggina in Serie D o Eccellenza con i calendari già definiti. «Se la decisione del Consiglio di Stato – ha dichiarato Gravina – sarà emessa il 29 agosto, siamo abbastanza oltre rispetto agli anni scorsi per una applicazione del 52 comma 10. La Figc, però, è sempre stata molto sensibile a non mortificare piazze importanti».
A scopo cautelativo, in ogni caso, il Comune di Reggio Calabria per quanto possibile si sarebbe già mosso con gli organi calcistici. Un anno fa il Campobasso, escluso dalla C, attese le decisioni Consiglio di Stato e, a fine agosto, non ottenne un posto in Serie D, sebbene il campionato non fosse ancora partito ma avesse già gironi e calendari definiti. Sarà possibile conciliare la volontà di arrivare al Consiglio di Stato e non precludersi la possibilità di una ripartenza dalla Serie D? È la domanda che adesso Reggio si pone volendo evitare di avere oltre al danno, la beffa.

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