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Reggina, l’ora della verità è vicina. Domani l’udienza davanti al Consiglio di Stato: le “ragioni” della speranza

Il ricorso contro l’esclusione dal campionato di Serie B e il giudizio sul filo interpretativo. Proprietà: permane uno stallo che non aiuta

L’epilogo dell’estate più strana e logorante della storia della Reggina è sempre più vicino. Domani è il giorno dell’udienza al Consiglio di Stato per il ricorso contro l’esclusione dal campionato di Serie B. Il desiderio dei tifosi amaranto di arrivarci con una nuova proprietà si scontra al momento con l’evidenza dei fatti. Non c’è notizia di intesa in una situazione sui generis dove il proprietario del 100% delle quote societarie , Manuele Ilari, resterà tale solo se il Consiglio di Stato darà ragione al club. Altrimenti la società tornerà a Felice Saladini.

Gli acquirenti, un gruppo di imprenditori, vorrebbero andare avanti e chiudere prima di martedì, nonostante le incertezze dipendenti dall’esito del ricorso. Occorre trovare condizioni che soddisfino la parte cedente, che oggi potrebbe anche ritenere più opportuno attendere un’eventuale ammissione. Oggi sarà certamente la giornata decisiva.
La sentenza del Consiglio di Stato si baserà sul merito della questione iscrizione, ma a Reggio si ritiene che presentarsi con una nuova proprietà garantirebbe una maggiore credibilità. Sarebbe un modo per distanziarsi dalle ultime settimane e dal concetto di “club fantasma” che si è fatto strada nell’immaginario collettivo.

Interpretando l’ultima sentenza del Tar, la mancata iscrizione della Reggina è addebitabile al pagamento di 750.000 euro di pendenze, scaturite dalla ristrutturazione del debito, avvenuto oltre il termine perentorio del 20 giugno. Per il Tar il club amaranto, nonostante la sentenza di omologa consentisse di farlo a luglio, poteva pagare tra il 12 giugno (giorno dell’emissione del provvedimento) e il 20 (scadenza calcistica per le iscrizioni ai campionati).

Nessun approfondimento, invece, sulla questione piano di ristrutturazione non definitivo poiché appellabile, che invece era stata posta in evidenza dalle istituzioni sportive e che sembrava uno scoglio insormontabile. Nella sentenza dal Tar si legge che il famoso comunicato 169/A «non detta disposizioni lesive» per la società amaranto. «Ma - si spiega- anzi le ha consentito di presentare validamente la domanda di iscrizione al campionato, sebbene essa fosse soggetta a procedimenti di regolazione».

Il comunicato ufficiale 169/A, pubblicato nel mese di aprile, contiene le delibere del Consiglio federale per regolare le iscrizioni delle squadre che, come la Reggina, avessero beneficiato del Codice della crisi d’impresa e dell’insolvenza.

Adesso è probabile che il ricorso amaranto faccia riferimento diretto al "punto C" del 169/A, in cui si chiede alle società di osservare «per quanto non diversamente prescritto» da provvedimenti come quelli di omologazione dell’autorità giudiziaria tutti gli adempimenti previsti dalle procedure di iscrizione. E la scadenza successiva al 20 giugno per il pagamento dei 750.000 circa, presente nella sentenza di omologa, nella difesa della Reggina sarebbe indice del diritto a pagare successivamente rispetto al 20 giugno.

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