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A «Todo Modo», su Rai3, il delitto Chindamo. Femminicidio in terra di ’ndrangheta

Il nuovo programma Rai si occupa dell'imprenditrice uccisa in Calabria nel 2016

«Ci siamo occupati dal 2016 di criminalità organizzata, attraverso “Cose nostre” su Rai1. In questo nuovo programma abbiamo cercato modi diversi per raccontare realtà e territori». Lo spiega all’Ansa Emilia Brandi, che approda in prima serata su Rai 3 da oggi con «Todo Modo», che in tre puntate condurrà il pubblico nel mondo della criminalità organizzata attraverso reportage inediti, testimoni e ospiti d’eccezione. «Stiamo sul territorio per restituire anche la bellezza di certi luoghi che spesso vengono associati purtroppo a fatti criminosi – aggiunge la giornalista – . Inoltre abbiamo pensato a ospiti che ci portassero anche a fare riflessioni al di là della singola storia, parlando di legalità e giustizia nel modo più ampio possibile».

Così nella prima puntata, dal titolo «Terra e Pace», si parlerà di Calabria, ’ndrangheta e femminicidio col magistrato Nicola Gratteri. Ci saranno tre storie di stretta attualità legate alla morsa criminale dei clan per il possesso e il controllo del territorio, a cominciare da quella di Maria Chindamo, imprenditrice di 42 anni uccisa nel 2016. «La sua storia penso abbia segnato la coscienza di tutti noi – spiega Brandi – . Sostanzialmente è un femminicidio in terra di ’ndrangheta. A giorni inizierà il processo, la conclusione delle indagini indica come in questa storia si sia saldato tutto, dalla violenza contro le donne, alla terra vista come metafora del potere mafioso e criminale. Tutto contro il desiderio di una donna di vivere liberamente e di realizzarsi».

Per questa puntata è «andato in Calabria Matteo Lena. Io sono andata in Sardegna, dove con Todo Modo abbiamo ripercorso la faida di Mamoiada attraverso la testimonianza di Annino Mele, che è stato uno dei più pericolosi banditi sardi. Spesso la stampa lo indicava a capo dell’Anonima sequestri anche se dopo è stato appurato che in realtà non era un’organizzazione gerarchica ma modulare, si mettevano insieme per la rapina o il sequestro e poi si scioglievano. Però sicuramente era un personaggio, e lo è tuttora a 73 anni, molto carismatico e intelligente», con «una vita segnata dal male che ha fatto e dai lutti che ha avuto durante faida».

La terza puntata «è sul territorio del Casertano, dove raccontiamo dei ragazzi diventati killer di camorra, dei Casalesi». Nelle storie «di cui mi occupo punto sempre l’attenzione sui percorsi umani ed emotivi. Nell’affrontare vicende legate alla criminalità mi sono soffermata spesso sui motivi che hanno portato a prendere una certa via, in una realtà dove spesso il diritto diventa favore. C’è chi non fa compromessi e chi li fa, sbaglia e poi se ne rende conto. In tutto questo lavoro io sempre cercato di dare una speranza, raccontando anche la necessità di continuare a credere in un’idea di Stato e di comunità».

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