C'è tensione tra i migranti che vivono nella baraccopoli di San Ferdinando, dopo l'ennesimo incendio che questa notte ha provocato una vittima: Al Ba Moussa, un senegalese di 28 anni. I migranti da tempo chiedono soluzioni abitative alternative che superino l'emergenza della baraccopoli. Nel campo, stamani, c'è chi è pronto a dare vita ad un corteo di protesta fino a San Ferdinando. Al momento comunque, non si sono registrati problemi. «L'intervento delle forze dell’ordine e dei Vigili del Fuoco è stato immediato ed ha scongiurato conseguenze più gravi». Lo ha detto il prefetto di Reggio Calabria, Michele di Bari, in riferimento al rogo costato la vita, durante la notte, ad un migrante alloggiato nella baraccopoli di San Ferdinando. Di Bari, che stamane, nel piccolo centro della piana di Gioia Tauro ha tenuto una riunione del comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza, ha sottolineato che nelle immediate vicinanze del campo si trova un presidio dei pompieri, attivato su sua disposizione dopo i precedenti episodi che hanno causato la morte di altre due persone nell’accampamento. Questo ha permesso che le fiamme fossero fermate prima di estendersi ulteriormente. Quindici le baracche distrutte dal fuoco. Il prefetto e le forze di polizia sono ora a Gioia Tauro, dove sono in corso incontri con sindacati ed associazioni. «L'obiettivo - spiega il prefetto - è la completa attuazione di quanto concordato in prefettura con il coinvolgimento della Regione e di altri enti, e cioè l’accoglienza diffusa dei migranti con il definitivo superamento della baraccopoli. Abbiamo già trasferito 15 famiglie rimaste senza tetto». Sul fronte delle indagini, non si esclude che il rogo sia stato provocato da un fuoco acceso da qualcuno per riscaldarsi, ma al momento gli inquirenti non escludono nessuna ipotesi. Nella piana di Gioia Tauro lavorano come bracciati centinaia di migranti, molti dei quali trovano un alloggio precario nella baraccopoli.