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Caduto a San Luca il “castagno della ’ndrangheta” piantato dai monaci nel 1.200

A San Luca, in provincia di Reggio Calabria, il famoso castagno cavo non c’è più. Il tempo che non guarda in faccia niente e nessuno, e la forza degli elementi, lo hanno completamente sradicato.

Con lui muore uno dei simboli più ammirati del santuario di Polsi. Piantato dai monaci Basiliani intorno al 1.200.

L’albero era salito agli onori della cronaca perché secondo una leggenda metropolitana costituiva un luogo di riunione della vecchia ‘ndrangheta, alla vifilia della festa della Madonna.

Era alto 16,5 metri e aveva un diametro di circa 7,5. Unico nel suo genere, era completamente cavo tanto che al suo interno i pellegrini potevano addirittura ripararsi e dormire. E dopo la Madonna e la Croce era il punto più visitato e fotografato di tutto l’antico monastero. Per secoli ha costituito una delle attrazioni più importanti di Polsi, un luogo di sosta dei pellegrini.

Il vecchio superiore don Pino Strangio vi fece installare dentro un presepe.

I pellegrini a cavallo lo usavano per far riposare i cavalli e si narra che qualche famiglia che non riusciva a trovare una stanza per la notte lo trasformasse in uno spazio dove riposare in attesa del nuovo giorno. Per non parlare di alcuni carabinieri in servizio a San Luca, trasferiti ad altra sede e premiati dall’amministrazione con una medaglia ricordo, consegnata a Polsi con foto ricordo all’interno dentro l’albero.

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