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Diede fuoco all’ex moglie, in aula a Reggio le perizie “incrociate” su Ciro Russo FOTO

Sentiti in Corte d’Appello i consulenti di parte secondo cui non sussiste alcun vizio di mente

Nel momento in cui ha lasciato gli arresti domiciliari ad Ercolano, raggiunto Reggio a quasi 500 km di distanza, avvicinato l’ex moglie Maria Antonietta Rositani e datole fuoco, Ciro Russo era perfettamente capace di intendere e volere? La questione è sempre la stessa: ruota intorno a un importante interrogativo di fondo il processo d’appello all’uomo che la mattina del 12 marzo 2019 consumò la barbara aggressione nei confronti dell’ex compagna, dandole fuoco con l’evidente obiettivo di ammazzarla. Una vicenda gravissima, che ha scosso l’intero Paese ergendo Maria Antonietta a simbolo della lotta alla violenza sulle donne, per il quale Russo è stato condannato in primo grado dal gup, per tentato omicidio, a 18 anni di reclusione. La consulenza disposta dalla Corte ha concluso per una parziale compromissione, al momento dei fatti, della capacità di intendere e di volere dell’imputato che comunque, «con ragionevole certezza», non era «totalmente abolita». Ieri, in Corte d’Appello, si è tornato ad affondare nella vicenda. E, in accoglimento della richiesta avanzata dalle parti civili e dai legali di Maria Antonietta, è stato sentito il consulente tecnico d’ufficio in contraddittorio con quelli di parte.

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