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Chirurgia ambulatoriale, l’Asp di Reggio Calabria stoppa le case di cura

Bloccate le prestazioni. E (ri)sale la tensione nella sanità privata. La replica dell’Aiop: «Negato il diritto alla salute»

È rottura totale tra l’Asp e la sanità privata. La goccia che fa traboccare il vaso, per la sezione reggina dell'Aiop, è una recentissima nota del commissario straordinario dell'Azienda sanitaria provinciale, Gianluigi Scaffidi, con la quale «si intima alle case di cura di non erogare più prestazioni di chirurgia ambulatoriale». La conseguente denuncia del direttivo provinciale dell'Associazione italiana ospedalità privata è netta: «Ai reggini è vietato operarsi».

Da tempo tra Asp e Aiop la tensione è alle stelle. «Non solo – segnala l'associazione – dura ormai da oltre 6 mesi il blocco dei pagamenti e non è stato ancora fatto l’impegno di spesa per la liquidazione dell’anno 2022, ma ora si aggiunge anche la nota del 14 aprile scorso. Secondo Scaffidi le case di cura non sono più necessarie. Sorprende che il commissario non basi le sue scelte sulle indagini epidemiologiche degli anni precedenti e sulle migliaia di interventi erogati».
La decisione, secondo l'Aiop, avrà pesanti ricadute «innanzitutto per i cittadini, che subiranno il disagio di non essere operati con immediatezza nei reparti di eccellenza della propria città con l’aggravio di farsi carico dei costi dello spostamento nelle altre province calabresi, o del traghetto verso la Sicilia, se non addirittura di un aereo per Roma o Milano. Per le case di cura – continua l'Aiop – il blocco dei pagamenti da oltre 6 mesi e delle prestazioni sanitarie mette definitivamente a rischio migliaia famiglie con una ricaduta sociale senza eguali, mai avvenuta neanche nel periodo del Covid. Per la Regione si prevede inoltre l’aggravio dell'emigrazione sanitaria che oggi costa 300 milioni di euro».

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