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Locri, omicidio Cordì: colpevoli i due amanti

Condannati al massimo della pena Susanna Brescia e Giuseppe Menniti, 23 anni a Francesco Sfara

Due condanne all’ergastolo, un’altra a 23 anni di reclusione e un’assoluzione. È stato questo l’esito della camera di consiglio della Corte di assise di Locri (presidente Amelia Monteleone, a latere Mariagrazia Galati), che ieri mattina ha definito il processo per l’omicidio di Vincenzo Cordì, il cui cadavere è stato rinvenuto in località La Scialata nel comune di San Giovanni di Gerace nel novembre 2019, disponendo l’ergastolo nei confronti di Susanna Brescia e Giuseppe Menniti. Francesco Sfara, assistito dall’avv. Antonio Ricupero, è stato condannato a 23 anni di reclusione a fronte di una richiesta del pm a 30 anni di reclusone; il fratello Giuseppe Sfara è stato assolto. Susanna Brescia, difesa dall’avvocato Menotti Ferrari, è stata condannata anche a 3 mesi di isolamento diurno. L’imputata e Giuseppe Menniti, quest’ultimo difeso dall’avv. Girolamo Curti, sono stati dichiarati in stato di interdizione legale e decaduti dalla responsabilità genitoriale. Mentre Francesco Sfara è stato dichiarato “in stato di interdizione legale durante la pena” e dopo dovrà espiare la misura delle libertà vigilata per la durata di tre anni. Gli imputati condannati dovranno risarcire i danni nella misura che sarà quantificata in separata sede in favore delle costituite parti civili, Teresa Restagno e Rosa Maria Cordì, rispettivamente madre e sorella della vittima assistite dall’avv. Rocco Guttà, che si è avvalso del dott. Antonio Miriello per la parte tecnica specialistica fondamentale per contribuire a rendere più chiaro il quadro probatorio sul quale si è definito il dibattimento. Le parti civili hanno ottenuto anche una provvisionale immediatamente esecutiva.

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