«L’ospedale di Polistena non si tocca assolutamente, il diritto alla cura appartiene a tutti, questo è solo l’inizio, non ci fermeremo». L’appello alla mobilitazione lanciato dal Comitato spontaneo a tutela della salute, fondato da Marisa Valensise, Francesco Trimarchi, Marcello Cordiano e Francesco Nasso, è stato raccolto da circa un migliaio di cittadini che ieri mattina, nonostante il gran caldo, davanti all’ingresso del “Santa Maria degli Ungheresi”, si sono detti stanchi e alquanto arrabbiati per la situazione drammatica che si sta vivendo nelle corsie dell’ospedale di Polistena. Al fianco della gente, ben 17 sindaci della Piana, un senatore della Repubblica, la Chiesa, tante associazioni, i partiti politici, i sindacati e persino, con le loro roboanti motociclette, i tanti Bikers di San Giorgio Morgeto. Nel ricordo del 21enne morto nei giorni scorsi in Pronto soccorso, tutti gli intervenuti al presidio di protesta dinnanzi all’ospedale, hanno detto “basta” allo sfascio della sanità pubblica nella Piana. È stato innanzitutto denunciato che è intollerabile in un paese civile, che per la mancanza di 3 anestesisti si blocchi un intero ospedale, e che un ospedale Spoke che sulla carta ha 200 posti letto ne abbia attivi meno di 50, con reparti di fondamentale importanza che stanno andando avanti in condizioni disastrose.
Dal Santa Maria degli Ungheresi, ieri mattina, ha preso il via una forte battaglia unitaria di un intero territorio, ormai stanco di false promesse e prese in giro varie, che chiede al Prefetto, al Ministro della Salute, alla Regione, ai vertici dell’Asp, risposte convincenti e tempestive, perché, per la gente della Piana, il tempo è già scaduto. La protesta è pronta a salire di livello se non ci saranno risposte in termini di assunzioni di medici a tempo indeterminato, e se non si andrà a stanare, finalmente, quel personale sanitario che nell’Asp da troppo tempo gode di privilegi politici e sindacali. Da Polistena, quindi, ha avuto inizio una battaglia di civiltà, trainata dalla gente ormai stanca e arrabbiata.
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