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Omicidio a Gioia Tauro, Giuseppe Mazzaferro confessa: “Mi sentivo minacciato, ho agito”

Ha confessato l’assassino di Massimo Lo Prete, il 50enne pregiudicato freddato a colpi di pistola calibro 9x21, venerdì sera, mentre si trovava a bodo della sua utilitaria, una Fiat Panda di colore grigio, all’interno del distributore “Q8” di via Nazionale 18, ubicato nelle immediate vicinanze della profumeria gestita dalla famiglia della vittima. Drammatica e sofferta la deposizione di Giusepppe “Peppone” Mazzaferro, operaio portuale cl. 1985, difeso dagli avvocati Guido Contestabile e Nico D’Ascola, sottoposto stamattina a interrogatorio di convalida del fermo davanti al gip del tribunale di Palmi, Barbara Borelli, nel carcere cittadino dove è recluso da sabato scorso, giorno del suo arresto eseguito dai militari del Gruppo Carabinieri di Gioia Tauro.

Mazzaferro ha raccontato di aver ucciso Lo Prete perché si sarebbe sentito minacciato, dal momento che quest’ultimo, a suo dire, lo seguiva in maniera imperterrita, specialmente negli ultimi 15 giorni, senza una motivazione apparente. Potrebbe dunque cadere la pista dell’omicidio maturato negli ambienti di ‘ndrangheta, ipotizzata in un primo momento anche in virtù del profilo di Lo Prete che era da poco tornato in libertà, affidato ai servizi sociali, dopo una detenzione legata al traffico di stupefacenti ma che, soprattutto, è indicato dagli inquirenti come gregario della ‘ndrina Molè. La versione di Mazzaferro, viceversa incensurato, adesso sarà vagliata dalla Procura di Palmi, diretta da Emanuele Crescenti, che in questo momento coordina le indagini ma già, nel pomeriggio, i suoi legali avanzeranno all’ufficio della stessa Procura una richiesta di acquisizione delle immagini di videosorveglianza che coprono il tratto di strada che va dal quadrivio “Sbaglia” al ponte di Petrace per riscontrare se effettivamente vi fosse un pedinamento: Contestabile e D’Ascola, allo stato attuale, stanno lavorando sulla premeditazione e sui futili motivi che vengono contestati a Mazzaferro. Intanto, è stata confermata la presenza di un terzo uomo sul luogo del delitto che sembra fosse alla guida dell’automobile dalla quale probabilmente Mazzaferro è sceso per centrare il suo obiettivo. L’uomo, un altro giovane gioiese parente dell’assassino, non sarebbe in stato di fermo.

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