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San Luca base del narcotraffico: la droga, l’ostaggio dei serbi e la “guerra” sfiorata

Gli inquirenti: «Romeo aveva inviato un cugino in Belgio a garanzia della compravendita, pretendendo la stessa garanzia dai brasiliani»

L’inchiesta ricostruisce anche un episodio ritenuto «rilevante» che risale a fine gennaio 2020, quando Giuseppe Romeo avrebbe mediato l’acquisto da tale “GT” di una partita di 300 kg di cocaina che sarebbe dovuta partire dal porto di Callao, in Perù, e giungere in Belgio a un gruppo di serbi.

«A riprova della sua serietà – si legge nell’ordinanza del gip di Bologna – Romeo aveva inviato un suo cugino in Belgio (che sarebbe rimasto con gli acquirenti fino al buon esito della compravendita) e, pretendendo medesima garanzia dal gruppo brasiliano, al quale aveva già pagato 450mila dollari per l’uscita della droga dal porto, pretendeva di avere in Belgio il cugino di tale “Daddy”, uomo di fiducia di un soggetto chiamato “Super”, al fine di trattenerlo fintanto che la droga non fosse entrata in acque internazionali».

La droga, che “Super” (il nick nel sistema di comunicazioni criptato Sky Ecc) ed i suoi uomini avevano assicurato essere «già in acqua» (imbarcata su una nave e già fuori dalle acque nazionali), era stata tuttavia sequestrata al porto. «La vicenda scatena il caos – si legge ancora dopo –. Romeo, sentendosi truffato dai portuali brasiliani e col cugino in mano ai serbi, chiedeva che gli venissero immediatamente restituiti i soldi e nel contempo che gli venisse offerta la testa del responsabile».

È la conclusione di quattro mesi di trattative che finiscono malissimo e vengono tradotti in una serie di messaggi «dai quali emergevano chiaramente delle “dichiarazioni di guerra” tra le varie organizzazioni e quindi, di conseguenza, la conclusione dell’allora stabile collaborazione».

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