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Uno scrigno colmo di bellezza e storia nel cuore di Reggio

Viaggio nella libreria-museo “Culture”

Scoprire un piccolo tesoro nel 2021 è sempre una piacevole sensazione. Capita anche a Reggio Calabria, a pochi metri dal lungomare cittadino e dal centralissimo Corso Garibaldi. All'interno della libreria Culture in via Zaleuco. Uno scrigno che abbiamo avuto modo di visitare insieme  a Vincenzo Caccamo, titolare e anima della libreria, da qualche anno anche museo.
Quando nasce l’idea del museo. «L'idea del museo nasce nel 2004 con i nuovi locali, ma sin dal 1992 ho ospitato presso le due librerie precedenti delle mostre personali di artisti calabresi e non solo. Esposizioni dei maestri Gabriele De Stefano-Uguccione-Criaco-Piromalli e degli scultori Pepe Fera, Demetrio Enne, del duo Siciliano Farina-Garutti e tanti altri. Poi trovai personalmente opere di Filosa-Leo Pellicanò e altri importanti. Alcuni pilastri dell'arte reggina. Con il trasferimento della libreria di fronte a Villa Zerbi – ha aggiunto - gli spazi sono raddoppiati e qui potevo sprigionare la mia fantasia. Per ogni mostra ospitata, in cambio l’artista donava alla libreria una delle sue opere».
Come nasce la passione per le opere d’arte
«Col passare degli anni non ho solo venduto libri, ma qualcuno l’ho pure letto. Mi sono nutrito di classici. Ed è così che i sensi diventano ingordi. Più vai a fondo più ti portano all’origine; più scavi più riscontri bellezza, armonia, orizzonti, prospettive, visioni, al punto da coniugare il reale con il surreale; il materiale con il Divino».
Quante opere ci sono:
«Le opere sono molte ma quelle su cui punto sono le sculture sul mito e i dipinti religiosi. Ci sono le sette Muse della nostra città a misura d’uomo. Opere neoclassiche in marmo che sono: Morgana (la Fata)  e Culturia (la sorella). Poi ci sono altre due sorelle, la Musa silente ovvero la Musa del silenzio e Fabula (Musa delle favole)  giallo imperiale. E ancora Talia: la Musa della poesia bucolica sempre opera del ‘700 e ancora Demetra (la sorella di Zeus) Musa della terra produttrice. E infine un’altra opera mastodontica, Oniria: ovvero la ragazza Mediterranea  dei sogni. E ancora Afrodite che suona il flauto, un’opera  in una pietra marmo del ‘500 e lo stesso per Athena (figlia prediletta di Zeus)».
Chi sono i sostenitori del Museo:
«Le tante donazioni arrivano dagli amici Rodolfo Criaco, Pino Piromall, Lillo Cartella, Gabriele De Stefano, Vittorio Quattrone, Salvatore De Salvo, Nicola Arena e altri anonimi. Molte opere sono in prestito dalle famiglie importanti della città. Per il resto, con piacere ho investito 40 anni del mio lavoro restando oggi felicemente senza un soldo, ma pieno di calore e bellezza. Con la speranza che questa gioia possa diventare di tutta la nostra città».
Da quale periodo partono le opere e quali auspici per valorizzarle
«Il periodo delle opere parte dal 500 per arrivare fino al XX Secolo, ed è anche da dire  che questa sede è diventata piccola rispetto alle tante opere. L’auspicio personale è che questa struttura possa essere valorizzata dalle Istituzioni locali: Regione, Comune, Città metropolitana. Questo museo è stato fatto insieme a tutta la mia famiglia. Per questo spero e speriamo che il tutto possa restare nella nostra città, ma si può pensare anche al Castello di Scilla, a Gambarie. Dopo 40 anni di lavoro subentra la stanchezza, ma non muore la passione; tuttavia con il Covid in circolazione e con l’età bisogna essere più realisti del re. Chiedo alle istituzioni di venire a visitarci per valutare essi stessi questo patrimonio. Ringrazio la Gazzetta del Sud per la sensibilità dimostrata».

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