Un cantautore di successo. Amato dagli italiani, accolto con affetto dal pubblico della Penisola. La prova? Il “tutto esaurito” a Milano, Roma e Ancona. Dario Brunori torna adesso in Calabria. Stasera sarà a Reggio al Pentimele con la sua band per proporre un grande concerto, attesissimo dal pubblico della città dello Stretto. Il legame tra l’artista cosentino e la terra di origine è fortissimo. «Ho scelto di vivere in Calabria» spiega « perché rappresenta le mie radici e ci sto bene nonostante le ben note criticità. La Calabria mi mette tranquillità, è un contesto in cui riesco a funzionare bene. Nei contesti metropolitani è come se mi trovassi sempre in gita e, quindi, non riesco a immaginarmi nella quotidianità. Ho cominciato tardi questo mestiere e l’architettura della mia vita era già stabilita qui dove ci sono i miei legami familiari che sono quello che vale più di tutto nella vita».
Cosa ha significato tornare sul palco dopo il blocco dovuto alla pandemia. Come è andata?
«È stato entusiasmate. Due anni di stop hanno duramente colpito il nostro settore in chiave lavorativa. Tutti perciò avevamo voglia di ripartire: gli artisti, le maestranze, tutti. È stato molto bello. Abbiamo riscontrato una straordinaria energia nel pubblico. La gente aspettava il concerto, non vedeva l’ora di cantare, ballare, gioire»
In Calabria “Brunori sas” terrà due concerti: una a Reggio oggi e l’altro il 21 giugno a Cosenza. Che dobbiamo aspettarci?.
«Abbiamo deciso di portare l’ultimo album come se fosse appena uscito per ripartire da dove avevamo lasciato. In concerto proporremo tutto “Cheap” e poi il “best of” : il pubblico potrà cantare e divertirsi. Sono due ore di concerto e, insieme al gruppo storico, ci sara il chitarrista Alessandro Stefana e un quartetto di fati “L’otto volante”. Ci divertiremo. Da Cosenza il 21 giugno partirà invece il tour estivo».
Sei diventato padre: quanto è cambiata la tua vita?
«La nascita di Fiammetta è stata una carica in più in questa ripresa generale. Da una parte mi sollecita energie per gestire il quotidiano e ti riempie di un amore imprevedibile; dall’altra per me è significato pure vivere tutto con più leggerezza: guardo ai concerti e alle cose con meno tensione».
C’è un lato per così dire “bucolico” di Brunori: vivi in campagna a San Fili, hai realizzato un’azienda agricola: perché?
«Mi riconcilia con l’ infanzia, perché sono cresciuto in campagna. Durante la pandemia poi io e Simona, costretti alla clausura, desideravamo avere un pezzo di terra per vivere più intensamente la natura. Così, con dei vecchi compagni di università abbiamo deciso di metterci insieme e abbiamo costruito questa azienda agricola. Si chiama “Le quattro volte” come una mia canzone».
Dario Brunori, oltre a scrivere canzoni, è molto impegnato nel sociale. Al reparto di Neonatologia dell’ospedale dell’Annunziata di Cosenza, per esempio, ha donato i proventi della vendita di “Baby Cip”. «Di solito prometto e non mantengo, giusto per citare una canzone degli anni 90 di Ambra. Ma questa volta è stato diverso, Eccomi qua, emozionato, contento di poter dare un contributo. Non è propaganda ma spero di dare l’esempio».
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