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'Ndrangheta, tra i 26 arrestati
la moglie del boss "Gambazza"

C'é anche Giuseppa Giampaolo, di 76 anni, moglie del boss defunto Antonio Pelle detto "gambazza", tra le 26 persone arrestate stamani dai carabinieri del Ros e del Comando provinciale di Reggio Calabria con l'accusa di avere favorito la latitanza dello stesso Pelle.
Giuseppa Giampaolo è stata posta ai domiciliari con l'accusa di procurata inosservanza della pena aggravata dall'avere favorito un sodalizio mafioso. Con la stessa accusa è stata posta ai domiciliari anche Ines Cuscunà, di 36 anni, residente a Careri.

Gli atri arrestati, tutti portati in carcere, sono Giuseppe Pelle (52), già detenuto; Sebastiano Pelle (41), già detenuto; Domenico Pelle (37), già detenuto; Antonio Pelle (25), già detenuto; Domenico Carbone (26), di Locri; Giuseppe Carbone (56), di San Luca; Sebastiano Carbone (24), di Locri, già detenuto; Sebastiano Giampaolo (64), di San Luca; Vincenzo Giampaolo (37), di Torino; Giasone Italiano (43), di Delianuova, già detenuto; Aldo Domenico Marvelli (57), di Careri; Giuseppe Marvelli (59), di Careri; Antonio Pizzimenti (39), di Reggio Calabria; Pietro Scopelliti (52), di Santo Stefano d'Aspromonte; Virginio Scopelliti (22), di Reggio Calabria; Francesco Albanesi (38), di Benestare; Vincenzo Brognano (37), di Bovalino; Giuseppe Codispoti (57), di Locri; Roberto Crisafi (27), di Locri; Sebastiano Pizzata (24), di Reggio Calabria; Antonio Pelle (26), di Messina, già detenuto; Salvatore Chindamo (46), di Giffone; Giuseppe Gagliardi (33), di Polistena; Domenico Larizza (61), di Palizzi. 

Due persone sono state arrestate dai Carabinieri in Piemonte nell'operazione scattata all'alba contro la 'ndrangheta.
Sono Sebastiano Giampaolo, 64 anni, e il figlio Vincenzo, 37 anni, residenti a Bagnolo Piemonte (Cuneo). Sono accusati di favoreggiamento per avere ospitato nella loro casa di frazione Montoso di Bagnolo Piemonte, dove sono stati arrestati, il defunto boss Antonio Pelle, detto Gambazza, durante il periodo di latitanza. Qui, secondo la ricostruzione degli investigatori, gli avrebbero anche permesso di incontrare la moglie Giuseppa Giampaolo, cugina di Sebastiano.
"Hanno fatto nomi, i nomi... di tutte le persone... praticamente del responsabile provinciale. Ci hanno consumato con un'associazione. Un'associazione di 'ndrangheta''. A parlare così è il boss Giuseppe Pelle, di 52 anni, nella sua abitazione di Bovalino con due emissari delle cosche della fascia tirrenica che vanno a trovarlo per manifestare la preoccupazione di quello che sarebbe stato poi individuato come il capo crimine Domenico Oppedisano dopo il ritrovamento di due microspie nell'auto di due affiliati di Reggio Calabria.

L'intercettazione è antecedente all'operazione Crimine che nel luglio del 2010 portò a oltre 300 arresti tra la Calabria e la Lombardia ed è agli atti dell'inchiesta della Dda di Reggio Calabria Crimine 5 conclusa stamani dall'operazione condotta dai carabinieri del Ros e del Comando provinciale di Reggio con l'arresto di 26 persone.

Agli indagati vengono contestati, a vario titolo, i reati di associazione mafiosa, favoreggiamento aggravato dalle modalità mafiose e inosservanza della pena per la rete di copertura offerta alla latitanza del boss Antonio Pelle detto "gambazza", arrestato dal Ros nel giugno del 2009 dopo 9 anni di latitanza e morto nel novembre successivo per sue precarie condizioni di salute quando aveva 77 anni.

Dalle indagini è emerso che Antonio Pelle aveva goduto di una serie di appoggi. Dalle intercettazioni è emerso che dopo un periodo trascorso nei bunker di Contrada Ricciolio, il vecchio boss era stato ospitato a Careri, successivamente si era spostato a Natile Vecchio di Careri, per poi essere trasferito in provincia di Cuneo. Infine, dal dicembre 2008 fino ad aprile/maggio 2009, Pelle aveva trascorso la latitanza a Santo Stefano d'Aspromonte.

I boss della cosca Pelle "gambazza" di San Luca potevano contare su alleanze trasversali con altre famiglie mafiose che coprivano tutti i tre "mandamenti" della provincia di Reggio Calabria e in Piemonte, confermando così il carattere unitario della 'ndrangheta e il potere acquisito nel tempo dalla cosca. E' quanto emerso dall'inchiesta Reale 5 che stamani ha portato all'arresto di 26 persone.
Le alleanze garantivano di trattare ogni tipo di questione: dalla pianificazione di truffe e rapine, fino al sostegno logistico per i latitanti.
Rappresentanti delle cosche del versante jonico si recavano assiduamente a casa di Giuseppe Pelle
per affrontare i dissidi interni ai "locali" di loro appartenenza e, al contempo, ribadire il loro incondizionato "rispetto" nei confronti della potente famiglia di San Luca. "Noi - dice uno di loro in un dialogo intercettato - siamo stati sempre una famiglia. A compare Antonio e a tutta la famiglia, a uno per uno… dal più piccolo al più grande. Mi sono sentito che siamo un'unica famiglia".

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