La verità sulla famiglia Lampada e sulla scalata economico-imprenditoriale dei fratelli Francesco e Giulio che, partendo da Reggio Calabria nel 1999, hanno conquistato una significativa fetta del business dei videogiochi all’ombra della “Madunnina”. I fratelli Lampada sono considerati, dalle Dda di Milano e Reggio Calabria, l’interfaccia
nel Milanese delle cosche di ’ndrangheta reggine. Gli inquirenti li considerano uomini di Pasquale Condello, detto “Il Supremo”. Ma anche –sempre secondo l’accusa – in collegamento con le cosche De Stefano e Tegano, massime espressioni criminali del rione Archi. Un ruolo che li ha inchiodati nell’inchiesta su mafia, magistrati, politici e colletti bianchi sull’asse Calabria-Lombardia, il cui processo si sta celebrando a Milano. Francesco e Giulio Lampada sono sul banco degli imputati accanto al giudice
Vincenzo Giglio, all’ex consigliere regionale Franco Morelli. Dell’arrivo dei Lampada a Milano, della “fortuna” accumulata «comprando bar e gestendo il business dei videogiochi», del «rapporto con i parenti in odor di mafia», i Valle (Francesco Lampada ha sposato la figlia di Fortunato Valle), dei «finanzieri corrotti» ha parlato proprio Francesco Lampada in Tribunale a Milano, e lo ha fatto con dichiarazioni spontanee.
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