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Subappalti e forniture
Un consorzio di cosche
gestiva cantieri dell’A3

Un cartello di cosche per spartirsi i lavori di ammodernamento dell’autostrada A3 “Salerno-Reggio Calabria”. Ogni tratto in Calabria aveva un padrone, senza sconti né aree franche. E non solo nei 9 chilometri di asfalto e gallerie per collegare Mileto con Rosarno, posti sotto la lente di ingrandimento della Direzione distrettuale antimafia
di Reggio Calabria nell’ambito dell’inchiesta “Arca”. Operavano all’unisono i clan della ‘ndrangheta, da Cosenza a Villa San Giovanni, come ha spiegato il collaboratore di giustizia Antonio Di Dieco. Un passaggio chiave anche per il sostituto procuratore distrettuale antimafia di Reggio Calabria, Roberto Di Palma, ribadito nei giorni scorsi nel
corso della vibrante arringa conclusasi con la richiesta di condanna per 33 persone e la sottolineatura degli “abbagli” nella valutazione dei giudici di primo grado.
La mappa delle infiltrazioni prevedeva le famiglie della Sibaritide e Cirò per il tratto che andava da Mormanno a Tarsia; le famiglie di Cosenza per il tratto Tarsia-Falerna; le famiglie di Lamezia (Iannazzo) da Falerna a Pizzo; i Mancuso da Pizzo a Serra San Bruno; i Pesce per Serre-Rosarno; i Piromalli per Gioia Tauro; gli Alvaro-Tripodi-Laurendi-Bertuca per il lotto che si conclude a Campo Calabro.

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