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False accuse di molestie, il calvario di un vescovo

Mons. Giuseppe Cognata

 

Quella che stiamo per raccontare è la storia per molti anni dimenticata di un vescovo reggino d’adozione, vittima di accuse infamanti e di un processo, per mano del Sant’Uffizio, sul quale ancora oggi incombono molte ombre e tante perplessità, per il modo in cui questo è stato condotto. Una vicenda sulla quale è calato un assoluto, quanto misterioso, silenzio. Le accuse mosse contro questo prelato, da tutti definito un fine educatore e figura dall’alto pregio umano e spirituale, sono delle più infamanti: molestie su tre suore. Calunnie, perché tali si riveleranno, che giunsero fino all’orecchio del Papa.
La storia è quella di mons. Giuseppe Cognata, vescovo di Bova dal 1933 al 1939, una Diocesi calabrese (all’epoca non era ancora accorpata a Reggio) particolarmente povera e disagiata. Furono sette anni di proficuo episcopato, nel corso del quale lo stesso prelato fondò, nella piccola frazione di Pellaro, la Congregazione delle suore salesiane oblate del Sacro Cuore. Nel 1939, però, una bufera infernale si scatenò contro di lui, tanto da destituirlo dalla sua dignità episcopale, ridurlo allo stato di semplice prete e costringerlo ad un esilio al Nord, dove visse per lunghi anni nel silenzio e nella solitudine. Fino al 1962, quando Papa Giovanni XXII lo reintegra nell’Episcopato e il prelato torna a Bova quale vescovo emerito.
Quella di mons. Cognata, però, non è più storia viva, ma storia di archivi. 

Quella che stiamo per raccontare è la storia per molti anni dimenticata di un vescovo reggino d’adozione, vittima di accuse infamanti e di un processo, per mano del Sant’Uffizio, sul quale ancora oggi incombono molte ombre e tante perplessità, per il modo in cui questo è stato condotto. Una vicenda sulla quale è calato un assoluto, quanto misterioso, silenzio. Le accuse mosse contro questo prelato, da tutti definito un fine educatore e figura dall’alto pregio umano e spirituale, sono delle più infamanti: molestie su tre suore. Calunnie, perché tali si riveleranno, che giunsero fino all’orecchio del Papa.La storia è quella di mons. Giuseppe Cognata, vescovo di Bova dal 1933 al 1939, una Diocesi calabrese (all’epoca non era ancora accorpata a Reggio) particolarmente povera e disagiata. Furono sette anni di proficuo episcopato, nel corso del quale lo stesso prelato fondò, nella piccola frazione di Pellaro, la Congregazione delle suore salesiane oblate del Sacro Cuore. Nel 1939, però, una bufera infernale si scatenò contro di lui, tanto da destituirlo dalla sua dignità episcopale, ridurlo allo stato di semplice prete e costringerlo ad un esilio al Nord, dove visse per lunghi anni nel silenzio e nella solitudine. Fino al 1962, quando Papa Giovanni XXII lo reintegra nell’Episcopato e il prelato torna a Bova quale vescovo emerito.Quella di mons. Cognata, però, non è più storia viva, ma storia di archivi. 

 

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