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Centrale a carbone, un ricorso per motivi aggiuntivi

saline joniche

La battaglia giuridico-legale per impedire la realizzazione della centrale a carbone di Saline si arricchisce di un nuovo importantissimo elemento. La Regione – come informa una nota dell’ufficio stampa della Giunta regionale – ha depositato al Tar del Lazio il ricorso per motivi aggiunti finalizzato all’annullamento del decreto del ministro dell’Ambiente (il n. 115 del 5 aprile 2013) con il quale è stata dichiarata la compatibilità ambientale dell’impianto e concessa l’autorizzazione integrata ambientale al successivo esercizio.
«Il ricorso per motivi aggiunti – si legge nella nota – si ricollega direttamente e immediatamente a quello già proposto dalla Regione  dinnanzi al medesimo Tar per impugnare il Dpcm del 15 giugno 2012 che, decidendo sul contrasto tra ministero dei Beni culturali, che aveva espresso parere negativo, e ministero dell’Ambiente, aveva dichiarato la compatibilità ambientale del progetto Sei, nonostante una serie di rilievi critici avanzati dalla Corte dei Conti». 

La battaglia giuridico-legale per impedire la realizzazione della centrale a carbone di Saline si arricchisce di un nuovo importantissimo elemento. La Regione – come informa una nota dell’ufficio stampa della Giunta regionale – ha depositato al Tar del Lazio il ricorso per motivi aggiunti finalizzato all’annullamento del decreto del ministro dell’Ambiente (il n. 115 del 5 aprile 2013) con il quale è stata dichiarata la compatibilità ambientale dell’impianto e concessa l’autorizzazione integrata ambientale al successivo esercizio.«Il ricorso per motivi aggiunti – si legge nella nota – si ricollega direttamente e immediatamente a quello già proposto dalla Regione  dinnanzi al medesimo Tar per impugnare il Dpcm del 15 giugno 2012 che, decidendo sul contrasto tra ministero dei Beni culturali, che aveva espresso parere negativo, e ministero dell’Ambiente, aveva dichiarato la compatibilità ambientale del progetto Sei, nonostante una serie di rilievi critici avanzati dalla Corte dei Conti». 

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