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Falcomatà: è l'ora
della trasparenza

"Questa vittoria è il frutto di un lavoro datato nel tempo. La prima cosa da fare adesso? Un'operazione trasparenza sui conti del Comune, per dire qual è la realtà dei fatti". Giuseppe Falcomatà, del Pd, è il nuovo sindaco di Reggio Calabria solo da poche ore, ma ha già in mente quali sono le priorità per l'Ente che andrà a guidare dopo il periodo più nero della sua storia, i due anni di commissariamento per contiguità mafiosa. Giovanissimo, ha solo 31 anni, avvocato, Giuseppe Falcomatà si può dire sia figlio d'arte. Suo padre, Italo, è stato il sindaco di Reggio dal 1993 al 2001, periodo che fu definito la "primavera reggina" e che si concluse traumaticamente con la morte per leucemia del primo cittadino.

 Giuseppe, primo degli eletti nel 2007 alla circoscrizione Centro Storico e primo degli eletti nel 2011, con 2.443 preferenze, al Consiglio comunale per il Pd, è arrivato alla candidatura a sindaco vincendo le primarie di coalizione. Adesso, dopo avere centrato il successo, spiega in una intervista all'ANSA i motivi della sua vittoria. 

"Questo tipo di vittorie, questo tipo di risultati - dice - sono frutto di una squadra e sono costruiti grazie al duro lavoro fatto sul territorio. L'idea di città che abbiamo costruito e con la quale ci siamo proposti è stata condivisa con tanti cittadini, associazioni, ordini professionali, piccoli imprenditori, commercianti, insomma tutte quelle persone che hanno deciso di spendersi in prima persona per questa città. - Reggio, riprendendo un suo slogan, ha deciso per la svolta? 

"Adesso la dobbiamo mettere in atto con la trasparenza, con l'onesta intellettuale che ci rappresenta, che ci compete, che ci ha contraddistinto, anche nel corso di questa campagna. Sappiamo le difficoltà che andremo a trovare una volta insediati. Ecco perché, proprio in linea con quello che è il nostro programma, il nostro modo di affrontare la politica, la prima cosa che bisognerà fare è l'operazione trasparenza sui conti del Comune, per dire qual è la realtà dei fatti. Non per uno sguardo al passato, ma per una estrema esigenza di chiarezza su quello che potremo fare fin da subito". 

- Le pesa la responsabilità del cognome che porta? 

"Il cognome è un orgoglio perché a distanza di 13 anni tanti cittadini, hanno un ricordo quasi privato di mio padre. Ciò significa che la politica è riuscita ad abbattere quelle barriere che oggi si sono riproposte con tutta la loro forza. Per me ha un valore doppio perché, da un lato, è un esempio politico perché ha lasciato una traccia di efficacia e di efficienza. Ma, dall'altro, è anche un esempio familiare di valori che mi sono stati trasmessi. Naturalmente, sappiamo le difficoltà che ci sono. La responsabilità ce la sentiamo, ce la siamo presa fin dall'inizio, ma se questa responsabilità è distribuita anche sui cittadini, nel senso che vogliamo mettere in atto un metodo di governo della città partecipato e condiviso nelle scelte, allora pesa un po' di meno". 

Cosa ha da dire al suo avversario diretto Lucio Dattola?

 "Agli avversari. In questa competizione eravamo in nove. Non abbiamo ceduto alle provocazioni. Abbiamo preferito rimanere sulla proposta. Rimanere sull'idea di città. Perché i cittadini, oggi, non ci chiedono la responsabilità della situazione in cui versa la città, ci chiedono qual è la via di uscita. Su questo abbiamo impostato il nostro programma. Serve la pacificazione cittadina, soprattutto dal punto di vista politico. Ma queste scelte che noi prenderemo, come Giunta, come maggioranza, saranno condivise anche con la minoranza, che farà la sua opposizione ma naturalmente solo sul piano della proposta politica, e ci possiamo confrontare".

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