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La strategia imprenditoriale del clan

 Un’associazione ramificata capillarmente sul territorio provinciale, basata su una solida strutturazione piramidale con tanto di vertici che, non accontentandosi di vivere alla giornata, avevano addirittura elaborato un’ambiziosa “strategia imprenditoriale”. Due degli indagati posti a capo della banda sgominata con l’operazione “Km 24” si davano un gran da fare per appianare eventuali problematiche ma puntavano anche ad allargare, il più possibile, il volume di affari legato al traffico di sostanze stupefacenti. Ad aiutare gli inquirenti a focalizzare quali fossero gli orizzonti che il sodalizio criminale aveva in animo di esplorare è stata la raffica di intercettazioni telefoniche e ambientali registrate. Una in particolare, captata il 17 aprile 2010, aveva consentito di svelare il piano di espansione elaborato da Rocco Mandalari e Amarildo Canaj. Durante la conversazione “a 360 gradi” avvenuta nell’abitacolo dell’autovettura in uso a quest’ultimo, i due soggetti, entrambi destinatari dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere richiesta dalla Dda firmata dal gip Adriana Trapani ed eseguita ieri l’altro dai poliziotti, avevano parlato di diversi argomenti “caldi”. Nello specifico avevano trattato di alcune problematiche del sodalizio, dei rapporti con Leonardo Marino (un altro componente del quadrunvirato che, secondo l’accusa, reggeva l’associazione), mettendo anche a punto le strategie per ampliare il numero dei clienti e allargare il raggio di azione dell’organizzazione, in modo da controllare una fetta sempre più ampia di mercato. Secondo quanto sostenuto dagli investigatori, la strategia elaborata puntava sulla distribuzione di stupefacente che fosse competitivo sotto il profilo del rapporto qualità-prezzo. Per centrare l’obiettivo, i vertici si sarebbero avvalsi della collaborazione di una rete di spacciatori, da allettare con la prospettiva di poter ottenere abbondanti guadagni, e per giunta in poco tempo. Riguardo alla messa in agenda di possibili rifornimenti di sostanze stupefacenti, la stessa conversazione – sempre secondo l’accusa – svelerebbe la volontà di Mandalari di andare a trovare un certo “Leo” per ottenere il cambio di una partita di droga, precedentemente rilevata, probabilmente perché considerata di qualità scadente. L’organizzazione, dunque, pensava in grande e aspirava ad ampliare sempre più il proprio campo d’azione. Tenuto stabilmente sotto controllo il mercato melitese, il gruppo aveva esteso i suoi tentacoli anche sui centri limitrofi per poi fare il grande salto, andando alla conquista di due piazze particolarmente appetibili: Reggio Calabria e Villa San Giovanni. L’obiettivo – racconta l’inchiesta – era stato centrato. 

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