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“Crimine”, chiesti
oltre tre secoli
di carcere

 Rischiano oltre 3 secoli di reclusione i 26 imputati del processo “Crimine”. La pesante richiesta di pena è stata formulata dai rappresentanti dell’accusa, il pg Adriana Fimiani e il pm Antonio De Bernardo, applicato al procedimento penale che si svolge dinanzi alla Corte d’appello di Reggio Calabria. In primo grado il filone dell’ordinario si era concluso con condanne a complessivi 224 anni di reclusione per diverse ipotesi di reato, in particolare la partecipazione a un’associazione di stampo mafioso. Sull’ipotesi associativa i procuratori Fimiani e De Bernardo hanno discusso in due udienze, rilevando come, all’esito della maxi inchiesta eseguita nel luglio del 2010, da carabinieri e polizia, si è ipotizzata l’esistenza e l’operatività di una ‘ndrangheta “unitaria”, con una cupola chiamata “provincia”, in cui siedono i rappresentanti dei tre mandamenti in cui è suddivisa la provincia di Reggio Calabria, denominati “ionico” “tirrenico” e “centro”, al cui vertice ci sarebbe il “capo crimine di Polsi”, che sarebbe stato individuato nel rosarnese Domenico Oppedisano, detto “don Mico”, condannato a 10 anni in abbreviato.

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