«Un massivo e asfissiante controllo del territorio – ha spiegato il procuratore antimafia Cafiero de Raho – con l’espletamento di tutte le attività tipiche della ndrangheta: estorsioni, truffe, armi, infiltrazioni delle pubbliche amministrazioni. I carabinieri del Ros e del Comando provinciale hanno ricostruito il sistema e le tecniche di infiltrazione delle cosche nei pubblici appalti, che non si fermano solo sulle attività dei Comuni, ma anche della Provincia, del Provveditorato alle Opere Pubbliche, dell’Anas, delle Ferrovie, riuscendo a condizionare le imprese appaltatrici con richieste estorsive, la cessione di quote di appalti, la fornitura dei materiali edili, le assunzioni nei cantieri, le guardianie abusive».
Le intercettazioni evidenziano, secondo la Dda reggina, una «sistematica pressione estorsiva, costituita dal 10% del valore delle opere», nonchè l’infiltrazione negli appalti pubblici tra cui quello relativo ai lavori della linea ferroviaria Sibari-Melito Porto Salvo, con particolare riferimento alla tratta Condofuri-Monasterace del valore complessivo di 500.000 euro.
Gli affari sono “medicine” in grado di sanare fratture storiche, come quella fra le famiglie del “locale” di Locri, i Cataldo e i Cordì, protagoniste di una faida iniziata sul finire degli Anni '60 che ha insanguinato per anni la zona. L’inchiesta ha evidenziato come, dopo della formale chiusura del “locale” di Locri, decretata alla fine degli anni '90 dal vertice della ’ndrangheta proprio per l’ennesima recrudescenza della faida, le due cosche rivali abbiano sottoscritto la pace, nonostante gli infiniti lutti, al fine di riattivare il “Locale” e rientrare nel consesso 'ndranghetista da cui erano state escluse.
«Abbiamo messo in campo come Arma dei carabinieri – ha detto il comandante del Ros, gen. Giuseppe Governale – oltre mille uomini di provata esperienza riuscendo a comporre un mosaico indiziario di assoluta importanza probatoria». Governale ha definito la ’ndrangheta della Locride come «il cuore pulsante della ’ndrangheta mondiale, dall’Australia al Canada; dalla provincia di Reggio al Nord del Paese e al cuore dell’Europa. La ’ndrangheta ha finora goduto di lunghi periodi di tranquillità che ne ha fatto la forza criminale più efficiente del Paese, ma il fatto che abbiamo fermato il 98,3% dei destinatari del provvedimento di fermo, vuol dire che lo Stato ha cominciato a macinare importanti risultati».
«Intervenivano in ogni attività lavorativa – ha sottolineato il comandante provinciale dei carabinieri col. Giancarlo Scafuri – come nel caso del nuovo Palazzo di Giustizia di Locri, vicinissimo alla sede del gruppo speciale di stanza a Locri. E quando non riuscivano a sottrarre i lavori alle ditte assegnatarie degli appalti, le cosche imponevano senza contratto imprese di loro assoluta fedeltà. Con questi fermi siano riusciti a ricostruire in buona parte i meccanismi organizzativi del “mandamento ionico”, gli interessi e i ruoli di famiglie storiche di 'ndrangheta come i Nirta, i Pelle, i Cataldo, i Cordì, gli Armocida, gli Zucco, rimettendo in sesto un mosaico probatorio che la Dda ha valutato positivamente».
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