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La Dda di Reggio chiude l’indagine “Provvidenza”

La Dda di Reggio chiude l’indagine “Provvidenza”

La ’ndrina Piromalli di Gioia Tauro verso la resa dei conti. La Procura distrettuale antimafia di Reggio, con provvedimento a firma dei sostituti Giulia Pantano e Roberto Di Palma, ha notificato l’avviso conclusione indagini agli indagati dell’operazione “Provvidenza”, la retata che ha colpito al cuore lo storico casato mafioso leader della Piana di Gioia Tauro con interessi, e influenze, in Lombardia, e proprio dai riscontri di questa indagine anche negli Stati Uniti d’America. Nel mirino degli inquirenti 30 persone.

Le accuse sostenute dai Carabinieri del Ros e del Comando provinciale dei Carabinieri di Reggio sono, con diversi profili di responsabilità, associazione mafiosa, concorso esterno in associazione mafiosa, intestazione fittizia di beni e truffa aggravati dalle finalità mafiose. Sotto accusa boss e picciotti che realizzavano colossali affari nel nome, e per conto, della ’ndrangheta: dall’olio di sansa spacciato per extravergine d’oliva destinato agli ipermercati degli Stati Uniti, agli agrumi che rifornivano il mercato ortofrutticolo di Milano e di mezza Romania, gli appalti di pulizia e catering dei villaggi turistici e dei complessi alberghieri con affaccio sulla Costa degli Dei e nel mare della Basilicata. Dietro questo impero economico i Piromalli, i padroni di Gioia Tauro.

Tra gli indagati anche i fratelli Giuseppe “facciazza” e Antonio “u catanisi” Piromalli, i vertici indiscussi nonostante Giuseppe (classe 1945) fosse al “41 bis” da quasi 20 anni. Comandava ancora lui dal carcere: gli bastava un gesto, una frase anche abbozzata. I segugi dell’Arma ritengono che l’anziano padrino «attraverso i periodici colloqui con i familiari» fosse in grado di veicolare all’esterno ordini e messaggi «funzionali alla direzione degli affari del clan» sfruttando la libertà d’azione del figlio Antonio Piromalli. Il rampollo per eccellenza della cosca di Gioia Tauro che portava avanti aziende sulla carta sane e pulite, gestite da manager insospettabili, che in realtà fungevano da lavatrice per i fiumi di denaro sporco.

Gli indagati adesso avranno a disposizione venti giorni «per presentare memorie, rilasciare dichiarazioni, chiedere di essere sottoposti ad interrogatorio».

Nicola Comerci.

La Suprema Corte di Cassazione ha annullato, con rinvio, l’ordinanza del Tribunale del Riesame di Reggio che aveva confermato la misura emessa nei confronti dell’imprenditore Nicola Comerci, coinvolto nell’operazione “Provvidenza” in quanto, secondo la tesi accusatoria, avrebbe creato un impero economico nel settore turistico avvalendosi dei capitali e della protezione dei Piromalli, offrendo in cambio ricovero per i latitanti del clan, favorendo investimenti nel settore immobiliari attraverso l’inserimento di ditte di riferimento del sodalizio nelle forniture alberghiere. I Giudici Supremi hanno accolto i rilievi del collegio difensivo - composto dagli avvocati Giovanni Vecchio, Sandro D’Agostino, Nico D’Ascola e Ettore Squillaci - che avevano insistito «sull’illogicità del costrutto accusatorio, in gran parte fondato su materiale probatorio in parte valutato, già nel lontano 2005, dalla Corte d'Appello di Reggio, Sezione Misure di Prevenzione, in occasione dell’annullamento del decreto impositivo della misura di prevenzione personale». Per effetto dell’annullamento si dovrà ora celebrare un nuovo giudizio davanti al Tdl.

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