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Riace, quelle collaborazioni che affossano il “modello”

Riace, quelle collaborazioni che affossano il “modello”

RIACE

Bonus e borse lavoro sono gli argomenti spinosi che, il 2 settembre prossimo, giorno fissato per un incontro tra funzionari del ministero dell’Interno e amministrazione comunale di Riace, dovrebbero far conoscere il destino di Domenico Lucano, che minaccia le dimissioni da sindaco, e quelle della cittadina, che rischia il dissesto finanziario. Una instabilità economica che scaturirebbe anche dai risultati delle ispezioni compiute dalla Prefettura a partire dall’estate dello scorso anno: proprio l’emersione di gravi carenze sulla gestione dell’accoglienza, infatti, è la causa per cui il Viminale ha deciso l’interruzione dei fondi destinati al Comune, relativi agli ultimi tre anni.

Un taglio economico che se confermato, decreterebbe la fine del “modello Riace” approdato persino al Parlamento europeo. Un esempio di accoglienza che al primo cittadino Lucano, in carica dal 2004, è valso, tra l’altro, l’inserimento ad opera della rivista statunitense “Fortune”, unico italiano, tra le prime cinquanta personalità più influenti al mondo.

Destano in effetti perplessità alcune «prestazioni occasionali» che si evincono dalla trasmissione della rendicontazione al Servizio centrale dei posti “Sprar” aggiuntivi e ultra aggiuntivi (prot. n. 4581 del 28 luglio 2017). Forse tutto è in regola, forse no. Sorprende però che più d’una prestazione si svolta da persone strettamente imparentate con esponenti dell’Amministrazione comunale. Più d’una per euro 5.000. Di una, per 9.000 euro è destinataria una migrante che, pare, lavori in nero presso l’abitazione che occupa vendendo alimenti agli immigrati. Anche questo sarebbe opportuno verificare, possibilmente prima del 2 settembre.

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