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Un matrimonio fallito all'origine della faida

Un matrimonio fallito all'origine della faida

Tre morti e un tentato omicidio. Delitti che hanno fatto ripiombare Gioia Tauro nella paura e in quella spirale di violenza che ciclicamente stritola la città del porto. La faida tra le famiglie Priolo e Brandimarte non presenta nessun carattere di novità rispetto al passato. È banale nella sua tragicità, quanto solo il male può essere. Le due famiglie fino all’8 luglio 2011 erano unite dal matrimonio tra Vincenzo Priolo e Damiana Brandimarte. Il sangue e la vendetta divisero i loro destini.

La corda si spezza

Quella mattina di inizio estate, un gruppo di ragazzotti guidati da Vincenzo Priolo attende un altro giovane, Vincenzo Perri, per dargli una lezione. Perri si era rifiutato di riportare la cugina, Damiana Brandimarte, dal marito Vincenzo Priolo. La donna, secondo quanto accertato dagli inquirenti, si era rifugiata a casa dei genitori perché stanca delle angherie del marito. All’ennesimo pestaggio, però, Perri reagisce. Gira con una pistola e la usa per uccidere Priolo, prima di darsi alla latitanza. Il padre della vittima, Giovanni Priolo, inizia una folle quanto inutile ricerca di Perri. Gli inquirenti ricostruiscono il tentativo di vendetta, così come il movente dell’omicidio di Vincenzo Priolo, solo dopo qualche anno. Sono i pentiti a dare un quadro più chiaro ai magistrati della Procura antimafia. Secondo quanto emerge dalla carte dell’inchiesta e dal racconto dei collaboratori di giustizia, Giovanni Priolo sarebbe arrivato a offrire 500mila euro a Giuseppe “Nuccio” Brandimarte per farsi consegnare Perri. Brandimarte rispedisce al mittente la proposta e quel rifiuto segnerà l’inizio della faida tra le due famiglie.

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