Di vittime innocenti cadute per mano della ‘ndrangheta una città come Gioia Tauro, in cui in passato il sangue per le strade è sgorgato a litri, potrebbe annoverarne tante, ma la realtà è che oggi non ne ricorda neanche una.
“Strage a Gioia Tauro”: così titolava in prima pagina la Gazzetta rilanciando il servizio del veterano collega Gioacchino Saccà. Fin dalle prime battute, si disse che due delle tre vittime erano cadute probabilmente soltanto per caso: il fabbro Giuseppe Tomaselli, 25 anni, incensurato che abitava in via Trinacria e Giuseppe Zambara, manovale di 22 anni, anch’egli incensurato. Due figli del quartiere Marina. La terza vittima, era Angelo Lattari, 33 anni, pregiudicato di via Monacelli, che insieme al fratello Agostino, allora 31enne, gestiva un’officina, teatro del grave fatto di sangue.
Secondo le prime ricostruzioni, due killer fecero irruzione sparando contro i tre che si trovavano al centro del capannone e furono raggiunti alla testa e al torace dai colpi a breve distanza.
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