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Viaggio nell'emergenza-casa a Reggio, tra abusivi e promesse non mantenute

Pochissime le case assegnate

Maria, dieci anni appena, gioca tra il fango e l’amianto dell’ex Polveriera di Ciccarello. Qualche chilometro più in là, su una macchina mezza scassata, un uomo si sveglia dopo aver passato l’ennesima notte in una sistemazione di fortuna. E a Pellaro un senzatetto straniero viene trovato cadavere su un materasso nell’ex “Granaio”. Davanti al Comune, intanto, movimenti e associazioni chiedono una smossa alla politica promettendo di non abbassare il livello della mobilitazione.

Sono le istantanee dell’emergenza casa a Reggio, un problema che rischia di aggravarsi ulteriormente. C’è una data che avrebbe dovuto fare da spartiacque: è il 10 febbraio 2017, quando il Consiglio comunale ha approvato la delibera sui “primi provvedimenti per il ripristino delle condizioni di legalità per l’edilizia residenziale pubblica e l’efficientamento del settore”. In realtà, nulla è stato risolto. Ne è consapevole Nicola Santostefano, attivista di ReggioNonTace: «Pochissimo è stato fatto negli ultimi anni, nonostante i proclami e quelle che sembravano davvero buone intenzioni».

Tutto fermo, o quasi, in un settore che mescola situazioni di emergenza con problemi irrisolti da anni. Poco è cambiato dalla fotografia scattata nella relazione della commissione d’accesso sfociata nel 2012 nello scioglimento del Comune per infiltrazioni mafiose. Quel documento è ancora oggi un punto, amarissimo, di partenza sulla gestione degli alloggi di residenza pubblica di competenza del Comune: da un lato «non risultano essere stati svolti dall’Ente accertamenti periodici al fine di verificare la sussistenza, nel tempo, dei requisiti che hanno portato all’iniziale assegnazione», dall’altro sono emersi «elementi non rassicuranti in relazione all’approfondimento della posizione soggettiva dei soggetti indicati dall’Ente quali beneficiari degli alloggi». Un «ingiustificato inattivismo» già allora sfociato «in situazioni di palese irregolarità nelle quali, verosimilmente, alcuni inquilini hanno continuato a mantenere la disponibilità dell’alloggio popolare pur non avendone i requisiti ed a discapito di altri soggetti in stato di concreta ed attuale necessità».

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